A Malta e in Grecia sono rispettivamente giunte 1.574 e 1.300 persone, ha precisato la portavoce dell’Unhcr. La gran parte delle persone è approdata in Europa nei primi sei mesi dell’anno, la maggioranza erano migranti e non richiedenti asilo. Ma molti non ce l’hanno fatta.
“I nostri team in Grecia, Italia, Libia e Malta avvertono che il numero di morti in mare potrebbe essere ancora più alto”, degli oltre 1.500 stimato per il 2011, ma è difficile avere un dato certo, ha detto la portavoce dell’Unhcr, Sybella Wilkes.
Le stime dell’agenzia dell’Onu per i rifugiati si basano sulle interviste delle persone approdate in Europa, su telefonate o messaggi giunti a parenti o sulle testimonianze dei sopravvissuti di imbarcazioni affondate al largo delle coste di Libia e Tunisia.
“Alcuni sopravvissuti ci hanno riferito storie sconvolgenti di come erano stati costretti a salire a bordo da guardie armate in Libia nei mesi di aprile e maggio”, ha detto Sybella Wilkes raccontando anche le drammatiche condizioni di viaggio e precisando che “indagini giudiziarie sono in corso in Italia su questi rapporti”.
Dall’inizio dell’anno, tre imbarcazioni hanno tentato il pericoloso viaggio dalla Libia. Due sono giunte a Malta e in Italia, necessitando un salvataggio. Una risulta dispersa in mare. La nave con a bordo 55 somali è naufragata il 14 gennaio. Diciotto corpi, tra cui quelli di 12 donne e una piccola bambina, sono stati recuperati. L’Unhcr ha sottolineato gli sforzi delle autorità italiane, maltesi e libiche per il salvataggio delle imbarcazioni in pericolo nel Mediterraneo ed ha esortato tutte le capitanerie di porto ad essere vigili e pronti a prestare soccorso. Insomma ormai è ufficiale nel Mediterraneo si muore.