È successo, così che nel borgo di Barbaresco, nel comune di Tresana in provincia di Massa Carrara, si sono potute registrare immagini infernali tra un cratere largo25 metri e profondo 10, fiamme alte decine e decine di metri, cui seguiva una colonna di fumo visibile su tutta la Lunigiana e poi i drammi umani delle abitazioni e dei fienili sventrati, auto in fiamme, ma soprattutto i quattro feriti con ustioni gravissime in tutto il corpo ed altri sei ricoverati in ospedale e poi dimessi in serata, mucche stecchite dentro le stalle saltate in aria.
Ma nella sfortuna per un Paese che subiva un dramma di tale entità, anche la fortuna che al momento dell’esplosione gran parte delle abitazioni del piccolo borgo fossero vuote.
Una notizia recentissima, dicevamo, che avrebbe meritato maggiore attenzione da parte delle cronache nazionali, ma che può ritornarci utile se si pensa che proprio in questi giorni ed in particolare il 16 febbraio p.v. la TAP, la società che si sta occupando della realizzazione dell’omonimo megagasdotto che passerà sotto l’Adriatico ha indetto un assemblea pubblica in Melendugno (LE) per incontrare la cittadinanza del territorio su cui dovrà passare la condotta per spiegare i benefici che lo stesso potrebbe portare alle comunità interessate.
Come è noto, l’idea stessa che un’opera di tale portata possa insistere su una zona d’inestimabile valore paesaggistico quale quella individuata ha fatto sollevare una serie di giustificate e legittime polemiche che hanno portato alla costituzione di un comitato spontaneo composto da semplici cittadini, associazioni, movimenti e partiti politici, denominato “NO TAP” .
La notizia dell’esplosione del gasdotto in Toscana segna un punto a sfavore sulle rassicurazioni che potranno essere portate dagli addetti ai lavori, anche perché la scelta dell’approdo in un’area di così alta rilevanza turistica e ambientale rappresenta un pugno al cuore di un’economia quale quella salentina che fonda la sua ragion d’essere nello sviluppo ecosostenibile, ritenendo che vi siano aree ad alta industrializzazione a nord della zona interessata ben più adatte ad accogliere la condotta trans adriatica.
Giovanni D’AGATA