Scuola, una polemica continua. Dalle cronache degli ultimi giorni spunta un fatto sorprendente. C’è chi ha la cattedra ma non insegna. Si tratta dei “comandati” oppure personale in distacco. Si è parlato di 41mila docenti in distacco. Ma immediata è stata la risposta della Cisl che contesta il dato, citato dal neocapo dipartimento all’Istruzione, Lucrezia Stellacci. La Cisl dice, per voce di Francesco Scrima, “Può darsi che l’emozione degli esordi abbia giocato un brutto scherzo al neo capo dipartimento, ma quel numero davvero non sta in piedi”, “e forse qualcosa in più, arriviamo a meno di 9 mila unità”. La Cisl ha chiarito che ci sarebbero almeno 5mila prof non idonei per motivi di salute “per i quali sono state avviate procedure di mobilità verso altre mansioni o altri tipi di impiego”. Poi ci sono oltre 500 docenti comandati che secondo la Cisl lavorano presso gli uffici centrali e periferici del ministero, di cui 120 a viale Trastevere, “200 in comando presso associazioni, 200 in aspettativa per mandato parlamentare o amministrativo”. Poi ci sarebbero anche “500 insegnanti sono operanti negli staff di segreterie e gabinetti di ministri e sottosegretari, mentre non arrivano a mille – e non sono nemmeno tutti assegnati a docenti – i distacchi sindacali”. Che potrebbero anche essere solo 500: erano mille tre anni fa, ma il governo Berlusconi li ha ridotti del 15 per cento ogni anno. Cioè del 45 per cento.
Insomma leggi che ti rileggi questi non insegnano! Per la Stellacci non ci possono essere immissioni in ruolo proprio a causa di questi insegnanti non insegnanti. Da notare è che tra i 41mila comandati non risultato in nessun modo i docenti che sono distaccati presso gli ex provveditorati e gli Uffici scolastici regionali o che i dirigenti chiamano per coprire i vuoti degli organici sottodimensionati del 50/70 per cento. Intanto la polemica è forte, ne parla tutta la stampa del comparto scuola, su TuttoScuola si legge che i distaccati nei sindacati fino al 2008 erano 1.023, ripartiti tra in cinque sindacati rappresentativi in proporzione al tasso di rappresentatività (calcolato al 50% sul numero degli iscritti e al 50% sui voti elettorali per le RSU). Però, dopo la manovra finanziaria dell’estate 2008, su proposta del ministro Brunetta quel numero è stato ridotto nell’arco di un triennio del 15% per ciascun anno. Nel 2011, pertanto, dovrebbero essere diventati poco più di 500: esattamente 528, una quantità lontana anni luce da quella dei 41.503. Prima che tutto diventi una di quelle leggende metropolitane lontane dalla verità e dure a morire, sarà bene che qualcuno puntualizzi meglio. Il Miur, che quel numero preciso di 41.503 non se lo è certamente sognato, farà bene a precisarne sollecitamente il dettaglio.