La legge sulla rappresentanza di genere in politica è da lunedì alla Camera.
Un testo condiviso che introduce la doppia preferenza per i consigli comunali
Ci siamo. Il testo unificato che discende da numerose proposte di legge, (prima fra tutte quella del Pd a prima firma Sesa Amici), che introdurrebbe la doppia preferenza nell`elezione dei consigli comunali ed altri principi nella definizione di liste e governi locali, è approdato in aula il 26 marzo scorso con la discussione generale. Presto, quindi, ci troveremo a dibattere e votare un semplice articolato che potrebbe consentire al nostro Paese di fare un passo avanti, di risalire qualche scalino dai piani bassi in cui siamo collocati per la presenza di donne nelle istituzioni rappresentative. È un testo trasversalmente condiviso, approfondito in mesi di lavoro, discussione, affinamento; confortato dal parere di autorevoli esperti, costituzionalisti, ecc. e che potrà anche essere migliorato da nostri emendamenti. Un passaggio che giunge in un momento difficile per il livello altissimo di distanza e sfiducia tra i cittadini e la politica, per la crisi economica, finanziaria, etica, per la pesantezza degli interventi economici e sociali, per l`idea che qualcuno accredita di una sorta di sospensione della politica, mentre i tecnici operano per il nostro futuro. Ma è anche una fase nella quale la politica può segnare un passaggio storico: la legge elettorale, la riforma dei partiti, la trasparenza nell`uso delle risorse pubbliche, il tentativo di approfondire nuovi paradigmi della crescita e dello sviluppo.
Una fase in cui l`identità del centro sinistra si riempirà di contenuti se saprà raccontare la sua nuova idea di sviluppo coniugata con una nuova stagione di diritti e coesione sociale. Queste nuove possibilità si devono misurare con il fatto che i generi sono due, che le donne in questo Paese oggi sono più scolarizzate ed istruite degli uomini, che stanno pesantemente pagando la crisi e che scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro e scarsa crescita sono fattori strettamente legati. Investire sulle donne conviene al Paese, all`economia, alla politica. Certo, alla buona politica. Non basta intervenire sulla legge elettorale dei Comuni, così come non basta aver approvato una norma per la presenza di donne nei Cda delle società quotate in borsa: c`è un modello culturale da cambiare, una prassi politica da scardinare. Ci piacerebbe parlare di quanto costa una campagna elettorale, o addirittura una campagna per le primarie, di quanto cominciano ad annoiare e generare insofferenza gli effetti speciali di chi investe solo sulla propria persona, di quanto le donne compaiono nei contenitori politici televisivi, di come avviene la selezione della classe dirigente. Insomma ci piacerebbe molto che le donne fossero motore del cambiamento che serve. Oggi abbiamo la possibilità di fare un passo avanti. Di guardare in faccia le piazze del 13 febbraio, dove siamo state insieme a tante donne che adesso misurano quanta fiducia continuare a darci.
Noi tutte, mentre ci occupiamo nelle nostre commissioni di economia, lavoro, sociale, esteri, agricoltura, fisco, diritto, sosteniamo con passione questo testo di legge, convinte che la nostra differenza di genere possa aiutare noi e il nostro partito a parlare meglio alla metà del nostro Paese, forse anche perché abbiamo l`attitudine a portare l`interezza del nostro essere donne nella nostra azione politica, consapevoli di essere solo una parte del mondo… ma ancora in attesa di sentire la stessa consapevolezza sul versante di chi ha sempre scritto le regole del gioco. Questa è una buona occasione, non perdiamola.
Le deputate del Pd