Nel frattempo i partigiani avvertono i distaccamenti che bloccano tutte le strade verso Fosdondo. La notizia della battaglia corre veloce per la valle ed i fascisti convogliano tutti i reparti presenti in zona, la mattina del 15 aprile 1945 era stato compiuto un rastrellamento a Fabbrico, Campagnola e Rio. I fascisti mentre si dirigono verso Fosdondo gridano i nomi di battaglia di alcuni patrioti, “Carburo” e “Diavolo”, ingannandoli e freddando Paride Caminati (Carburo) con una scarica di mitra. Non molto distante muore anche il giovane Luciano Tondelli (Bandiera), e i partigiani sembrano avere la peggio, fino a quando il comandante “Diavolo” ordinò alle truppe di sganciarsi.
Un’operazione resa possibile dall’eroismo di Angiolino Morselli (Pippo) che tenne impegnato, fino alla morte, il fuoco nemico mentre i compagni si ritiravano con un bilancio disastroso: 5 partigiani e due civili uccisi, 3 feriti e circa una decina di perdite in campo fascista.
La battaglia di Fosdondo è considerata, accanto al combattimento di Fabbrico del 27 febbraio, il più importante fatto d’armi della Resistenza nella pianura reggiana. In essa perdettero la vita cinque partigiani: Sergio Fontanesi, Giacomo Pratissoli, Paride Caminati, Luciano Tondelli, Angiolino Morselli e Prospero Bagni – morto tre anni dopo a causa della ferita riportata – e due giovani civili inermi: Dante Ibattici e Francesco Faccenda.