In un auto i carabinieri avevano trovato alcune ricevute del SuperEnalotto e, gli inquirenti erano riusciti a stabilire si trattava esattamente della data di nascita di Francesco Pesce, a quella della figlia e del fratello Giuseppe.
Uno dei fiancheggiatori, che spesso giocava le schedine per il Pesce pare fosse Giuseppe Pronestì, 22 anni, figlio di Antonio, così si legge, si vede in alcuni dei video dell’inchiesta Califfo 1 I provvedimenti restrittivi eseguiti all’epoca hanno raggiunto tra gli altri, i genitori e il fratello di Concetta Cacciola, la pentita suicidatasi con l’acido muriatico perché i genitori l’avrebbero minacciata per costringerla a ritrattare le sue confessioni.
E’ di questi giorni la conclusione dell’operazione Califfo in merito alla quale vengono emessi 7 mandati di cattura con l’accusa di trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori con l’aggravante mafiosa. Sono in stato di fermo 3 donne: Maria Rosa Angilletta, 29 anni, Maria Carmela D’Agostino, 32 anni e Maria Grazia Spataro, 25 anni,tutte, pare, con incarichi di potere nella cosca Pesce. Maria Carmela D’Agostino nel 2009 aveva dichiarato al fisco 41 euro, ma poi aveva sottoscritto una quota di partecipazione nella società Medma Trans di 14.850 euro.
Alla cattura è sfuggito ancora Giuseppe Pesce, 32 anni, latitante dal 2010, fratello del boss Francesco.
Non solo, sembra che Francesco Pesce abbia ceduto la guida del locale di Rosarno al fratello Giuseppe, con un foglietto, fortunosamente rinvenuto dalle guardie penitenziarie dove si legge ” Fiore per mio fratello”, “fiore” nel gergo della ‘ndrangheta sta per potere.
Tra le ulteriori conclusioni di Califfo 2 c’è anche ilo sequestro di due aziende, la Medma Trans sas e la Calabria trasporti.