Estate 2011, la paura dell’invasione maghrebina.
I profughi. La guerra di Libia, i profughi. Coste maghrebine, passaggi con le barche dei Caronte del Mediterraneo.L’odissea di uomini, donne e bambini. Lampedusa, i campi, le tende, lo smistamento, la deportazione.
Gruppi di profughi arrivano a Cagliari per poi essere smistati nei centri dell’isola. Alcuni sono mandati a Sorgono, paese al centro geografico della Sardegna, in provincia di Nuoro.
Ci sono tutti servizi per la comunità locale, c’è una storica comunità maghrebina da circa 40 anni ma è pur sempre un paese al centro di un Isola.
I profughi di Libia non si sentono di stare lì, liberi ma ristretti al centro di un’isola non loro.l Così si partono per Cagliari e si accampano sotto il palazzo della Protezione civile in via Biasi e chiedono che venga riconosciuto loro lo status di rifugiato politico. Non vogliono tornare a Sorgono senza quel permesso.
RadioPress riporta uno spezzone interessante, una storia di ordinaria “deportazione”
Nel paese del centro Sardegna, raccontano i rifugiati, l’inserimento non è stato dei migliori e la struttura che li ospita non sarebbe adeguata alle loro esigenze. “Mangiamo solo riso in bianco, i bambini yougurt. Piuttosto che stare a Sorgono, preferiamo tornare in Libia”, hanno raccontato. Tra loro c’è anche una donna al settimo mese di gravidanza. Sulla procedura di riconoscimento dello status di rifugiato politico deve ancora pronunciarsi la Commissione territoriale, che si trova a Roma.
“La struttura di Sorgono è perfettamente in grado di accoglierli – replica il direttore regionale della Protezione civile Giorgio Cicalò – pensano che lontano da Sorgono ci sia il lavoro, ma sappiamo bene che non è così, ho la sensazione che qualcuno li abbia manipolati per farli andare via”.