Gli inquirenti continuano a lavorare anche sui reperti ed intanto per il chimico e tossicologo forense Roberto Gagliano Candela, docente ordinario all’università di Bari, non ci sono praticamente dubbi: le bombole contenevano una quantità minima di gas, quindi avevano una potenza più devastante a contatto con l’aria, e non altre miscele esplosive. “Uno spostamento d’aria senza grossi danni localizzati è compatibile con l’esplosione da gas”. Altre miscele esplosive avrebbero lasciato segni molto più evidenti di una semplice bruciatura sul muro di recinzione della scuola e tre piccole buche sul marciapiede da quel che si legge su Il Giornale, all’ugello di una bombola sarebbe stato collegato il detonatore, innescando lo scoppio con un telecomando al passaggio di una persona. Piccolo lavoro ingegneristico, secondo Gagliano Candela, che non può fare uno sprovveduto, per di più mosso, come in questo caso, da un mente criminale la cui identità sembra ancora lontana dall’essere individuata.