Baratta, rivolgendosi a FederFauna, fa presente che “la pesca subacquea ha bisogno di una revisione normativa che definisca una volta per tutte regole chiare a tutela dell’incolumita’ fisica del pescatore e soprattutto volte a garantire una parita’ di trattamento con le altre tipologie di pesca sportiva e non, praticate in mare.
Ogni anno il pescatore subacqueo si deve cimentare in un vero e proprio esercizio di interpretazione giuridica per capire la complessita’ delle differenti ordinanze emesse dalle varie capitanerie locali e questo sforzo interpretativo, non lo assicura comunque dalla possibilita’ di incorrete in pesanti sanzioni amministrative e penali.”
“Come pescatore subacqueo – prosegue Baratta – mi sono piu’ volte chiesto perche’ laddove e’ espressamente interdetto l’esercizio della pesca sportiva, nessuna sanzione venga comminata ai pescatori che gettano le reti a poche decine di metri da riva, frangiflutti o scogliere artificiali, mentre immancabilmente la capitaneria pizzichi il subacqueo, seppur munito di pallone, infliggendogli pesanti sanzioni amministrative e facendolo per giunta sentire un fuorilegge.
Personalmente ritengo che tutti questi comportameni siano figli dell’ignoranza da parte di chi dovrebbe legiferare in materia e che si debba intervenire con la partecipazione attiva alla formazione di una legiferazione appositamente dedicata ad uno sport dai numeri in forte crescita, attorno al quale gravitano aziende italiane di eccellenza. Mi riferisco alla possibilita’ di pescare in sicurezza, imponendo maggiori obblighi ed inasprendo le pene per i diportisti che transitano a pochi metri dai palloni o dai mezzi dei subacquei, alla possibilita’ di introdurre regole ben chiare in materia di quantita’ e speci prelevabili, di pesca subacquea nella aree protette, alla possibilita’ di introdurre accorgimenti gia’ in essere in altri paesi come ad esempio la Francia.”
Poi un appello diretto, che FederFauna raccoglie al volo: “Tutto cio’ potra’ essere realizzato solo se i pescatori sportivi faranno sentire le proprie voci, unite a quelle di tutte le altre persone impegnate in attivita’ lavorative o ludiche con gli animali, per sensibilizzare sui loro specifici bisogni i nostri rappresentanti in Parlamento”.
FederFauna
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