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Halloween in Sardegna processione di spiriti: la Reula

Halloween in Sardegna processione di spiriti: la ReulaTante sono le leggende sarde tipiche di fine ottobre, le storie sicuramente hanno una origine antica quanto il britannico Halloween. E se da un lato, specie nel Campidano si rincorre paese per paese la leggenda di Maria Puntaoru al nord della Sardegna, in Gallura si racconta  La Reula ovvero la processione dei defunti.

Sembra infatti che forse per fare penitenza la  notte tra il 31 ottobre ed il 1 di novembre le anime dei morti uscissero da chiese e cimiteri per andare in giro per le vie del paese, anime penitenti, forse, comunque di bianco vestite passeggiavano in fila per i paesi e, per farsi luce, ognuno portava una candela.

Meglio però non incontrare questa orrida processione, si racconta infatti che porti sfortuna e, la tradizione popolare, racconta infatti che quando si incontrano questi spiriti entro un anno la morte è certa, se invece la processione scendeva in discesa ed incontrava uno vivente ci si poteva salvare attraversando una brutta malattia.

La Reula però aveva alcune regole, l’ultimo morto per esempio ha il nomignolo de  “lu zoppu”,lo zoppo, e  durante il percorso non riesce mai a raggiungere gli altri. La Reula parte a mezzanotte e termina, si racconta all’alba.

Qualche volta, raccontano, qualche essere vivente ha incontrato una reula ed è rientrato a casa pieno di lividi. Ecco quindi che gli antichi saggi suggeriscono di controllare la Reula per vedere di riconoscere qualche parente, in questo modo non si verrà picchiati, utile può essere anche camminare cercando di percepire l’odore del morto e dunque nascondersi oppure farsi il segno della croce e recitare le dodici parole di San Martino.

Incontrare La Reula però non è mai una bella cosa, per curare il malcapitato anche solo dallo spavento si usava tagliare in croce 4 ciocche di capelli,  una dalla nuca, una dalla fronte, una dalla tempia destra e una dalla tempia sinistra.

Si doveva quindi pulire un tratto del focolare in cui mettere i capelli tagliati per essere bruciati. Una parte della cenere così ottenuta si poneva dentro un bicchiere con dell’acqua che la persona ammutolita doveva bere in modo da essere liberata dalla paura e poter quindi raccontare la terribile esperienza. (Fonte Contusu)

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