Ospedale Nuovo di Bergamo Fungo in terapia intensiva
Acquario
Si indaga su quattro morti sospette al nuovo ospedale Papa Giovanni XXIII dove sono state trovate tracce di aspergillum, un fungo in grado di causare gravi infezioni alle vie respiratorie. Non è ancora chiaro, però, se vi sia un collegamento tra il fungo e i decessi
La scoperta e’ stata fatta durante alcuni controlli eseguiti in seguito alla morte dei quattro pazienti, tutti arrivati in ospedale in condizioni gia’ critiche, dove e’ stata rilevata la presenza dell’aspergillo, anche se non in forma invasiva. E comunque sarebbe potuto essere presente ancora prima di arrivare in ospedale. Gli accertamenti sono in corso. Secondo gli accertamenti pare che alcuni filtri dell’aria nelle sale di Terapia intensiva non fossero a norma. Sono cosi’ iniziati i lavori per la sostituzione dei filtri, la bonifica e la sanificazione complessiva dell’area interessata, tra Terapia intensiva e Rianimazione.
vi chiediamo una rettifica, in quanto non corrisponde ai fatti l’affermazione che i filtri della terapia intensiva non fossero a norma. I filtri dell’aria della terapia intensiva erano nuovi e perfettamente funzionanti. La sostituzione è avvenuta a scopo precauzionale.
L’azienda inoltre precisa che nessuna delle morti recentemente registrate in area critica è riconducibile al fungo aspergillo, normalmente presente su tutte le superfici, comprese quelle domestiche. Il fungo può essere presente nell’organismo umano senza che si sviluppi l’infezione, potenzialmente dannosa per la salute solo in pazienti critici, con funzioni vitali già compromesse. A scopo precauzionale l’azienda ospedaliera si è attivata per eseguire i controlli previsti dai protocolli in vigore e dalle linee guida internazionali. Tutti i filtri dell’area critica, adeguati e installati di recente, sono stati sostituiti e tutti gli ambienti delle terapie intensive sono stati sanificati senza alcun rischio per la salute dei pazienti.
Grazie e buon lavoro
Federica Belli Ufficio Stampa Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII