Si operi ASSOLUTAMENTE nel verso della cura di tutte le piante d’olivo in tutte le aree colpite, e senza distinzioni, piante per la stragrande maggioranza ben vive ed in ripresa, e si operi nel verso del potenziamento della biodiversità e dunque forza riequilibratrice dell’ecosistema rurale naturale!
NO PERTANTO ALL’ ACCANIMENTO CONTRO LA PREZIOSA E TUTELATA FLORA SPONTANEA DEI CANALI !
ASSESSORE RISORSE AGROALIMENTARI
REGIONE PUGLIA
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Al Presidente della Provincia di Lecce
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Difensore Civico Provincia di Lecce
sen. Giorgio De Giuseppe
difensorecivico@provincia.le.it
Agli organi di Informazione
Stop alla “Shoah speculativa degli ulivi” e all’ “Olocausto chimico del Salento e dei salentini” con loro, nel grave rischio “Mal affaire Xylella”!
Si operi ASSOLUTAMENTE nel verso della cura di tutte le piante d’olivo in tutte le aree colpite, e senza distinzioni, piante per la stragrande maggioranza ben vive ed in ripresa, e si operi nel verso del potenziamento della biodiversità e dunque forza riequilibratrice dell’ecosistema rurale naturale!
NO PERTANTO ALL’ ACCANIMENTO CONTRO LA PREZIOSA E TUTELATA FLORA SPONTANEA DEI CANALI !
Sintomatologia dei Rami disseccati sugli ulivi
RIVEDERE CARENZE E LIMITI DELLA DELIBERA REGIONALE PER CONTRASTARE IL PROCESSO SENZA DEVASTARE IL TERRITORIO
La sintomatologia che stanno manifestando alcuni ulivi salentini con il disseccamento di alcune cime implica l’avvio di un’ indagine seria e multisettoriale volta ad approfondire gli aspetti fitopatologici, ambientali, climatici, di anamnesi storica, e quelli legati alle malsane pratiche colturali incentrate sull’ uso ormai intollerabile della chimica industriale, intollerabile soprattutto poi in un territorio carsico, come quello salentino, la cui acqua potabile viene tutta dal sottosuolo! Il tutto per giungere ad un serio quadro eziologico ad oggi nei fatti mancante e assolutamente lacunoso!
Ciò è essenziale per una corretta diagnosi e per approntare su questa una terapia incentrata sui sani principi di salubrità e rispetto dell’ identità agricola dei territori e delle tradizionali cultivar, un patrimonio salentino assolutamente ambientale e culturale da salvaguardare fatto di varietà olivicole antiche (come l’ogliarola, la cellina, ecc.).
Una terapia risolutiva che deve salvare ogni albero acciaccato con adeguati meticolosi interventi, e su quelli, la cui radice ha mostrato perfetta salute ripollonando, innestando le antiche cultivar locali sui nuovi forti virgulti che già stanno rendendo, grazie anche alle benedette e abbondanti piogge autunnali, un tripudio di verde argenteo anche negli appezzamenti che maggiormente hanno sofferto la misteriosa sintomatologia, che si è manifestata nel suo acume al termine di una stagione estiva particolarmente siccitosa e lunga termicamente, tanto da aver provocato in tante piante da frutto, nel Salento, anomale fioriture autunnali, ed indubbiamente conseguenti cali immunitari negli olivi nelle aree più secche!
Una terapia che deve essere risolutiva, e quindi complessa, e non settoriale o unidirezionale, con interventi mirati atti a permettere la cura delle piante acciaccate e in via anche di ripresa vegetativa di ripollonatura e di rigetto di nuovi germogli, un quadro questo, di grande speranza che ci giunge dal mondo agricolo e agronomico del territorio più colpito da cui veniamo quotidianamente aggiornati.
Eliminino le cause antropiche, promuovendo, nei fatti, una concezione e pratiche di agri-cultura alternative a quelle chimicizzate, che hanno alterato gli equilibri ambientali e sostituito negativamente le tradizionali pratiche di cura dei campi che erano ben più attente, con saggezza, agli equilibri naturali dell’olivo e dell’ecosistema uliveto. La delibera della Regione Puglia (n. 32023 del 29.10.2013) affronta il problema, richiamandosi alle normative europee e nazionali, e recependo quanto elaborato da alcuni istituti scientifici pugliesi circa i presunti, ad oggi, agenti responsabili del disseccamento.
Tuttavia, nella Delibera sembrano esserci delle incongruenze/contraddizioni e delle carenze rispetto ad una necessaria strategia articolata e sinergica del problema, che andrebbero chiarite, superate e integrate con ulteriori disposizioni ed interventi volti alla piena salvezza cura e tutela dell’agroforesta salentina, come di ogni albero e dell’ecosistema naturale-rurale dell’ oliveto. Nella parte iniziale della Delibera, si dichiara: “vista la nota dell’Ufficio Fitosanitario del 15 ottobre 2013, che informava il Ministero della presenza della Xylella”,-individuata da istituzioni scientifiche di Bari- il che appare in evidente contraddizione con quanto affermato, nella stessa Delibera, successivamente: “Ritenuto necessario avviare un’attività di prelievo campioni e analisi di laboratorio (…) al fine di accertare la presenza di Xylella F. sia nell’ulivo che in specie ospiti”.
E’ solo una svista, o il sintomo di un quadro fitopatologico ancora non ben definito, come da più dichiarazioni anche tra loro contraddittorie dei tecnici sembra sempre più evidente in questa vicenda?! Non si comprenderebbe, da tali contraddizioni nella delibera, se la presenza del microbo della specie Xylella fastidiosa sia stata effettivamente accertata, o non ancora, negli ulivi con segni di disseccamento! E’ poi assurdo che si voglia fare scattare un rigido e marziale “regime di quarantena” militaresco, applicato, per bocca dei tecnici, nel verso della eradicazione, non del batterio, come invita la normativa comunitaria, ma nel verso immorale, invece, dell’eradicazione degli alberi, fino a giungere a dichiarazioni deliranti e preoccupanti, rilasciate da tecnici coinvolti, e lette sui giornali e ascoltate in tv, di questo tipo: «Ulivi contagiati», parlano gli esperti «anche senza sintomi piante da abbattere»! La normativa comunitaria, di fatto, lascia agli stati membri la facoltà di intervenire anche solo nel verso del contenimento del batterio, qualora non fosse attuabile una sua totale eradicazione, ma, guarda caso, le autorità pugliesi vogliono stranamente applicarla nella sua forma più estremizzata cieca e oltranzista, ecocida e paradossale, quella dell’ estirpazione delle piante ospiti anche se ancora vive e potenzialmente in via di pieno risanamento, come anche se perfettamente sane! E non solo, l’ eradicazione viene estesa, in queste malsane intenzioni, all’ intero ecosistema ospitante l’eventuale batterio, sebbene questo non sia patologico per l’ulivo, oggi come in passato, e mai lo abbia attaccato nella sua plurimillenaria storia evolutiva! Ecosistema che, a ben vedere, per estensione è lo stesso ecosistema dei salentini e di migliaia e migliaia di persone e famiglie del Salento da millenni!
Quarantena che si vorrebbe fare scattare per il ritrovamento di un batterio la cui specie è stata classificata tra i batteri da Quarantena, sebbene, come dichiarato dai medesimi tecnici, il batterio individuato appartenga ad una sottospecie diversa da quella famigerata e patogena, e sebbene non attacchi, come ribadito dai medesimi, nulla nel Salento;Gli esperti addirittura lo dicono probabilmente molto diffuso in questo territorio, e forse endemico da tempi immemori! Salvo poi alcuni tentare di dire, che è si diffuso, ma giunto da altrove in tempi recenti! Ergo, con questa scusa potrebbero eradicare ogni essere vivente nel Salento!
E’ dunque il momento di sospenderne l’applicazione e rivederne d’urgenza la normativa europea, escludendo la quarantena per batteri di ceppi asintomatici e, dunque, non patogeni, come sarebbe per la Xylella salentina! E non lo diciamo noi, ma, che sia asintomatica, anche poi sull’ulivo, lo dicono gli stessi tecnici che l’avrebbero trovata nel Salento e che aggiungono: “Si dà il caso che le indicazioni molecolari acquisite a Bari forniscano buoni motivi per ritenere che il ceppo salentino di X. fastidiosa appartenga ad una sottospecie (o genotipo) che non infetta né la vite né gli agrumi, e che esperienze statunitensi (California) indicano come dotato di scarsa patogenicità per l’olivo.” (link:http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=1510). Dagli studi effettuati i parassiti riscontrati nelle piante con rami rinsecchiti sarebbero funghi tacheomicotici del genere Phaeoacremonium la cui specie più rappresentata è P. parasiticum collegati alla presenza di gallerie del rodilegno giallo (Zeuzera pyrina). Il microorganismo Xylella sarebbe stato riscontrato sugli ulivi, si legge nello studio, come su foglie colpite di vicini mandorli e oleandri, ma nel link sopra così, i tecnici, rassicurano « Si dà il caso che le indicazioni molecolari acquisite a Bari forniscano buoni motivi per ritenere che il ceppo salentino di X. fastidiosa appartenga ad una sottospecie (o genotipo) che non infetta né a vite né gli agrumi, e che esperienze statunitensi (California) indicano come dotato di scarsa patogenicità per l’olivo.»
Alla luce di tutto ciò risulta alquanto preoccupante che dei tecnici abbiano poi sentito la strana immotivabile necessità di ribadire invece, “con forza” quanto qui riportato: «La Xylella fastidiosa è comunque un microrganismo da quarantena la cui presenza, indipendentemente dal grado di patogenicità per l’una o l’altra coltura, rende automatica ed inevitabile l’adozione di misure urgenti di contenimento e/o eradicazione, come sancito dalla direttiva Comunitaria 2000/29»; frase questa che dà la misura di un’intransigenza e applicazione di cecità, che sarebbe assolutamente catastrofica per il Salento, specie poi se in presenza proprio di un batterio di nulla patogenicità per le culture, come dai medesimi ribadito, e diffuso ovunque!
La sensazione, che viene anche da certo mondo politico, sceso in scena, è che senza chiarire la sintomatologia degli ulivi, senza una diagnosi precisa, nascondendo o ignorando tutte le vere cause, si voglia procedere nel verso dell’applicazione dell’ “olocausto” da quarantena, emungendo a proposito immensi fondi comunitari e nazionali per stravolgere il Salento letteralmente e senza iperboli alcune! Mentre saggezza vorrebbe e consiglia, anzi obbliga a chiedere di rivedere la norma comunitaria, come sopra esposto, o ad applicarla nella sua maniera più saggia, come la medesima forse anche già permetterebbe. In sintesi: il territorio ha chiesto l’aiuto degli agromedici, questi hanno analizzato la sintomatologia, trovato delle presunte cause,Zeuzera e funghi, che potevano dare la giusta direzione della diagnosi da completare e della terapia per aiutare l’ oliveto, ma poiché, con l’ occasione, si è osservato un microbo che non è il medesimo, ma è una sottospecie imparentata con un microbo quello sì patogeno, e per questo classificato come microbo da quarantena, si vuole fare scattare lo stesso la quarantena, annientando l’ olivicoltura salentina, per salvare l’ Italia e l’ Europa dalla propagazione di un’ epidemia legata a quel batterio che, difatti, non causa alcuna epidemia deperitiva né sull’ ulivo né su altre piante! Ed alla cura chiesta, si risponde invece imponendo la devastazione piro-chimica dell’ ecosistema, delle piante di ogni tipo ed età, anche i patriarchi d’olivo, anche flora autoctona, e flora del verde pubblico e privato, interventi con lancia-fiamme, ed aerei per irrorar veleni, (tutto questo uscito dalla bocca dei tecnici e politici giunti all’ arrembaggio, che hanno anche parlato dell’uso dell’ esercito!)! Un film di fantascienza, come sganciare delle bombe atomiche per effetti paesaggistici e di contaminazione che ne conseguirebbero!
Quanto alle strategie di intervento contenute nei due allegati (parte integrante della delibera), non sembra esserci adeguata coerenza e chiarezza in alcune misure proposte. Nell’allegato 1 si dispone tra l’altro l’estirpazione delle piante nelle aree definite “zone focolaio”; provvedimento pazzesco dato che tantissime piante stanno vigorosamente ripollonando e hanno ancora rami verdissimi e nuovi germogli persino sulle chiome.
Poi si resta nel vago per la definita “zona d’insediamento”, dove si fa divieto della movimentazione, si obbliga la bruciatura delle frasche da potatura (pratica questa condivisibile), etc. Si vorrebbe anche lì procedere nella folle eradicazione, come da qualche tecnico farfugliatamente asserito?! Estirpazione sempre e comunque folle anche nelle zone definite “focolaio”, per un parassita, che si dichiara dai tecnici non essere il primo accertato responsabile!
Una “shoah” degli ulivi inammissibile! Nell’allegato 2 le misure d’intervento a breve termine impongono, invece, “le potature”, oltre il divieto di movimentazione, ma non si parla di estirpazione delle piante! Potature che devono essere sempre e comunque fatte con massimo criterio!
Tra gli interventi previsti, non si prendono in considerazione eventuali strategie di lotta biologica, che ben sappiamo, detto dai medesimi tecnici, ben si potrebbero applicare efficacemente, ma vi adducono farfugliati e assurdi divieti! E, invece, si impone (nell’allegato 1), con la ragione di limitare la propagazione del batterio tramite gli insetti vettori, la guerra chimica–insetticida, nei fatti e per conseguenze, suicida per l’uomo; indirettamente si sollecita il ricorso a erbicidi-diserbanti chimico-industriali, contro le utilissime erbe spontanee! Tutto questo è pazzesco da ogni punto di vista sanitario per l’ uomo, ecologico e morale! Viene fatto divieto di movimentazione della vegetazione, ma non delle derrate di ulive, in cui è spesso sono presenti, oltre al fogliame, ramoscelli di varie dimensioni (troncati in seguito alla raccolta con abbacchiatore)verdissimi ,ed eventualmente contaminati-contaminanti! Si aggiunga la dispersione delle fertilizzanti acque di vegetazione (residuo della molitura delle olive) nei campi e negli stessi oliveti: se vi fosse davvero un’epidemia, saremmo allora nel “disastro colposo”!
Ciò mostra palesemente come qui qualcosa, e più di qualcosa non torni! Si grida al disastro e si batte cassa all’ Europa e al Governo per milioni e milioni di euro, si chiede blasfeme deroghe alle legge regionali per tagliare alberi d’olivo vincolati e monumentali (che non devono essere assolutamente consentite!), patriarchi verdi acciaccati o rigogliosi e già in ripresa, bollati ascientificamente per spacciati e addirittura secchi, contro ogni parvenza, e si chiedono esosissimi soldi persino per le eradicazioni (più soldi europei, più eradicazioni! Pazzesco), si fanno convegni itineranti dove si diffonde terrore nei contadini e tra la gente … ma intanto tutto procede come sempre sui territori di bollata zona rossa, nessuna cartellonistica, nessun vero divieto di nulla, e da lì ormai, se contaminazione vi fosse stata, la movimentazione delle olive avrà ormai infettato la Puglia intera e non solo! Proprio quest’anno, guarda caso, entra in auge la nuova PAC (Politica Agricola Comunitaria), che riduce le integrazioni, soldi, cada ettaro d’ulivo agli agricoltori più altre modifiche(possono richiedere il contributo solo gli olivicoltori in possesso di uliveti precedenti il 1998)!
Sarebbe interessante sapere se e quanto le grandi lobby agricole rischiano di perdere mantenendo in auge, nell’agro-alimentare di qualità e non chimico-speculativo, l’oliveto salentino, la foresta d’olivi del Salento, da cui sgorga l’ oro giallo di questa terra, l’ olio d’oliva!? Le lobby che oggi son alla base della diffusione del mistificatorio terrore, e che come cura degli alberi, da “agronemici”, vogliono imporre la MORTE non solo degli alberi d’olivo, ma del loro intero ecosistema, perché non possano più tornare!
Oltre le incongruenze, o contraddizioni, nella delibera sono carenti (forse per la fretta e furia, o poca importanza ad essa data da stesori e deliberatori tanto che vi manca di connessione logica)le misure che la Regione avrebbe dovuto adottare già dalle prime ore delle settimane ormai trascorse, mentre i suoi politici hanno speso il più del tempo per chiedere fondi europei e nazionali, ingentissimi, spaventare e lasciare sole le genti, e distruggere l’immagine dell’olio salentino nel mondo, ormai inesportabile nei fatti. Finirà invenduto forse come biomassa nelle centrali a biomassa liquida! Il punto è che tutto questo è stato fatto non per la cura dell’olivo, ma per la sua eradicazione, e con lui di tutto ciò che vuol dire Salento per i salentini e per il mondo!
L’unico saggio intervento consigliato,è quello delle potature (allegato 2), da effettuare con massima competenza agronomica per una rapida ripresa degli alberi acciaccati, solo in tal modo, esse, apporteranno positivi effetti, senza esser gravide di contraccolpi negativi, se effettuate con misura e rispetto per le piante e non per il solo desiderio di fare lucrosa biomassa da ardere, magari nelle speculative e nocive centrali a biomasse solide, legnose, il cui spettro incombe forte su questo “mal affaire Xylella”! E’ per questo che si dice che la legna una volta secca si potrà tranquillamente portare fuori dai campi!? Si adduce che il batterio muore se la legna è secca; ma quando è davvero interamente secca? Dopo quanto tempo? Dopo averla tenuta come?! Non è un batterio sporigeno è stato detto, ecco perché muore nel legno secco! Tutto stranamente con questa Xylella sembra coincidere nel verso di un quadro torbido, se vi fosse bisogno di aggiungere ombre all’ immagine del deserto che si dice espressamente di volere realizzare lì dove oggi è il verde vivo oliveto di Puglia, ricco di potenzialmente alta biodiversità da fare tornare, non da cancellare anche in potenza, e non solo in atto!
Così allo stesso modo incombe su tutto lo spettro delle multinazionali che vorrebbero, con questa scusa, cavalcata come diabolico cavallo di Troia, imporre varietà e sementi brevettate, da coltivare con ingente velenifera chimica industriale, e spacciate quali “resistenti” alla Xylella, che di fatto non starebbe ferendo i nostri ulivi ed altre colture, egemonizzando così e cancellando l’economia e la tradizione culturale e agricola del Salento, anche a vantaggio di altre regione olivicole del mondo, che oggi vedevano nel Salento uno dei principali concorrenti in ascesa per l’olio d’oliva di potenziale ed effettiva alta qualità! La Xylella morirebe nel legno secco, ma poi ecco che in taluni convegni si dice che invece in quei terreni vi sopravviverà per decenni, da qui la scusa per spiegare che le “nuove prospettive” implicano nuove colture resistenti alla Xylella! Menzogne su menzogne, scienza calpestata, distorta e strumentalizzata in quelli che ormai son stati definiti i “convegni del terrore” che si tengono sull’argomento nei paesi salentini, con una precisa regia politica e tecnica!
Così più che negativo, esecrabile e criminale, in una terra già affetta da tanta malsana chimica e inquinamento, è il ricorso, proposto addirittura “massiccio” a insetticidi e erbicidi; prodotti dell’industria chimica, questi, legati agli interessi delle multinazionali che, devastano ulteriormente l’equilibrio ambientale, la cui alterazione è certamente responsabile o corresponsabile della sintomatologia del disseccamento di alcuni rami dei nostri olivi. Ed un politico regionale ha detto in tv: «stiamo pensando di usare degli aeri per le irrorazioni!», poi ipotesi abbandonate, o nascoste, poi riprese, in un regime di disdicevole confusione.
Peraltro, le potature trovano una legittimazione anche in quanto asserito pubblicamente dai “tecnici”: la Xylella si propagherebbe all’interno della pianta con una velocità media di ca. 20 cm al mese, partendo generalmente dalle fronde terminali. Quindi la potatura potrebbe essere un intervento fondamentale per bloccare la propagazione del batterio all’intera pianta, se fosse quello il problema! Interventi di potatura effettuati da oltre un anno in piante colpite da tale sintomatologia, in zone oggi bollate come “rosse” e di “focolaio”, hanno prodotto una nuova vegetazione del tutto sana; analogamente per querce e agrumi, negli ultimi anni, colpiti da altre patologie, nel Salento sono stati frettolosomante espiantati su suggerimenti di strani “tecnici” da attenzionare, quelli potati e/o trattati sono in invece in gran parte sopravvissuti, grazie a veri agronomi che ne hanno suggerito interventi volti alla cura!
La sintomatologia in atto non può essere trasformata in macabra occasione per stravolgere ulteriormente il territorio. Vanno smentite e contraddette le voci in circolazione su congrui indennizzi per l’espianto. La Regione deve esplicitare che l’obiettivo perseguito è eradicare le cause della sintomatologia, ma non le piante: altrimenti sarebbe un’ecatombe storico-ambientale, indecente, criminale e senza alcuna possibile e sostenibile scusante.
Quindi va subito deliberato il mantenimento dell’attuale destinazione urbanistica e dei vincoli connessi per le zone coinvolte dal fenomeno del disseccamento, nonché l’obbligo del successivo reimpianto di medesime cultivar, nel caso, eccezionale, di morte totale della pianta, radice inclusa e non ripollonante (verificabile non prima almeno di alcuni anni di apparente e complessivo disseccamento). Laddove ripolloni, si deve procedere all’innesto delle nostre cultivar storiche.
La Regione non può limitarsi alla recezione passiva di quanto imposto dalla normativa europea-statale, nell’eventualità della presenza acclarata di Xylella f.; soprattutto per la prospettiva dell’espianto delle piante bollate come infette: l’art. 35 del d.l. 214 del 2005 afferma che “gli ispettori fitosanitari prescrivono tutte le misure ritenute necessarie, compresa l’estirpazione” Misure quindi non imposte, ma motivatamente e responsabilmente assunte! Si tratterebbe, se fosse attuato quanto dai tecnici ad oggi mostruosamente prospettato, l’eradicazione di alberi ancora vivi, e un deserto piro-chimico avvelenato al posto dell’odierno paesaggio salentino con morte e cancellazione del vivente di ogni specie dei 5 regni, di “disastro colposo” gravissimo e senza possibilità di misura!
Peraltro, non assolutamente è accertata una grave fitopatogenicità della Xylella per l’ulivo (cfr. http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=1510), anche perché esso finora non è/era mai stato colpito da tale batterio!
Ogni epidemia comporta che numerosi soggetti infettati sopravvivano alla stessa, sviluppando o rivelando adeguate difese immunitarie. Occorre quindi incentivare, ancor più esplicitamente, interventi nell’ambito delle filosofie dell’agricoltura biologica, in grado di ravvivare, “la forza autoguaritrice della natura” (Ippocrate) cioè le risorse vitali della pianta (coltivazione, potature, concimature organiche, irrigazione, eventuali arature). Si aggiunga la proverbiale forza e resistenza dell’ulivo, e di tutte le piante della macchia mediterranea, oleandri inclusi!
E’ necessario, inoltre, che la Regione imponga la verifica preventiva della eventuale endemicità della X. nel bacino del Mediterraneo, poiché la sua presenza è stata accertata in Kosovo e in Francia, forse anche in Egitto e Turchia. Quindi va analizzata la tipologia di Xylella presente nel Salento e il suo grado di innocuità per le varie colture al fine di una corretta modifica delle normative europee vigenti in merito alle quarantene che non possono essere fatte scattare in un clima di così gravi lacune tecnico-scientifiche e di scarsa trasparenza come stava per avvenire nel caso salentino, con lo scandalo dell’ “affaire Xylella” sul quale oramai si interroga perplessa e disgustata l’intera Europa, che ama il Salento e le sue tipicità gastronomiche e paesaggistiche!
Studi questi che al momento, invece, i regimi di quarantena impedirebbero negativamente! Un paradosso catastrofico che non deve e non può succedere ora in Italia, e tanto più con il sacro ulivo nella terra di Atena-Minerva, dea dell’olivo, che è il Salento, nella Puglia che si fregia di quell’albero identitario come suo emblema ! Non dimentichiamo poi che stiamo anche parlando di ulivi monumentali e uliveti pluri-secolari iper-protetti che nessuno ha il diritto di cancellare, per nessun motivo al mondo, cavalcando un’emergenza già ad oggi troppo irresponsabilmente strumentalizzata e mistificata!
Gli ulivi, dalla storia secolare, sono sopravvissuti probabilmente a varie infezioni; essi rappresentano la natura, la storia, l’identità della Puglia. Per essi non si può prevedere l’espianto, con la stessa logica e drasticità riservata a un campo di mais o di colza o ad un allevamento di polli: anche perché poi si parla sempre e comunque di patologie che non presentano rischi di contagio per gli umani, i rischi invece verrebbero, cosa folle, dalla “terapia finale” piro-chimica da alcuni tecnici proposta e da taluni politici, persino, colpevolmente avallata. Già diverse migliaia di ulivi sono stati condannati a morte da devastanti e inutili progetti di superstrade, lottizzazioni, impianti speculativi di fotovoltaici industriali a terra, cave, ipermercati ridondanti e in piena area rurale, zone industriali, megavillaggi turistici, gasdotti, discariche, ecc… ed oggi si rischia persino campi da golf, deserti verdi pro-speculazione del cemento da fermare assolutamente! Tutte ombre di speculazione a Consumo del Suolo che ora gravano pesantemente intorno al “mal affaire Xylella”!
Quindi si opti soltanto lungo la via maestra e virtuosa fatta dai seguenti interventi: immediata saggia potatura degli ulivi con taglio delle cime secche e loro bruciatura o compostaggio in loco; interventi di lotta biologica mirata; potenziamento della biodiversità erbosa, delle macchie ripariali lungo i canali e margini dei campi con rimboschimenti con piante autoctone, presenze già iper-tutelate, come corridoi ecologici che assicurano l’habitat degli insettivori da favorire secondo i principi della lotta biologica. Tutti ecosistemi questi preziosissimi che nel mal affaire Xylella si vorrebbero far cancellare dai vastissimi territori che si stanno prendendo in considerazione; l’ordine di grandezza della follia parla dell’espressa volontà di permettere l’eradicazione di migliaia e migliaia di ettari di agroforesta degli ulivi salentini, per un numero di alberi dell’ordine delle centinaia di migliaia, ulivi, mandorli, oleandri, querce, etc., etc., etc., un’ Armageddon biblico, un crimine ecocida da tribunale internazionale. Una prevaricazione, e soppressione delle libertà che si aggiunge alla devastazione-contamininazione persino del verde urbano, privato e stradale! Forse delle ditte di pesticidi e diserbanti hanno i serbatoi pieni, verrebbe da pensare,in realtà la logica è molto semplice:più ne vengono sversati più i nostri suoli s’impoveriscono di sostanza organica e più si ricorre all’acquisto di altri prodotti,ed inoltre anche la natura acquisisce resistenza per cui l’aggressività degli attacchi, da parte di microrganismi e parassiti, aumenta in maniera esponenziale.Senza scordare che tale l’irrorazione di tali prodotti nella nostra aria,si diffonde sui suoli e nelle acque di falda del Salento! Quel Salento che da alcuni mesi sta dicendo proprio: BASTA ALLA CHIMICA VELENIFERA ED INDUSTRIALE IN AGRICOLTURA!
Sperimentare eventuali ulteriori strategie o metodi di cura e rinvigorimento delle piante anziché ricorrere ad olocaustiche immorali soluzioni irreversibili, di espianto o di chimicizzazione ambientale, sempre e comunque da evitare e da reputare assolutamente azioni criminali da genocidio.
Gli uliveti con le loro radici son garanzie contro il dissesto idrogeologico, e per il bene del micro-clima e della qualità dell’aria nel Salento: eradicar anche un solo ulivo ancoro vivo è un’incommensurabile criminosa dannosa follia, un crimine punito con la condanna capitale nell’antica Grecia! Eradicar uliveti interi cosa sarebbe dunque!? Atto esecrabile da “dannatio memoriae”!
La situazione implica serietà e responsabilità, non terrorismo mediatico, come ad oggi fatto irresponsabilmente da tecnici e politici con danno gravissimo all’immagine di una terra, inquantificabile in termini di perdite economiche!
Par sempre più che da circa 3 anni molti contadini ed esperti avevano notato il fenomeno del disseccamento di alcuni rami segnalandolo agli agronomi ed a chi di competenza; perché sono trascorsi, tre anni senza che si conoscessero interventi (se ci sono stati) di istituti ed istituzioni responsabili?! La conoscenza di un progresso di uno stato fitopatologico anomalo dell’olivo salentino sulla costa ionica,viene ora negata, ora no, dai tecnici apparsi sulla scena! Un ritardo d’intervento in ogni caso inspiegabile, che non deve legittimare, in questo momento, misure estreme e possibili manovre speculative, fraudolente e truffaldine.
Chiediamo, oltre alla specifica coltivazione del batterio con singole inoculazioni in condizioni di laboratorio affinché si risalga al ceppo di appartenenza della specie isolata,indagini biologiche e chimico-fisiche per comprendere le cause di quanto avvenuto agli ulivi, e capire se poter escludere cause dolose dirette od indirette, o comunque di tipo antropico, prima di cercare cause più prettamente naturali.
Urge trasparenza sugli studi, ad oggi mancante del tutto, ed il coinvolgimento di più esperti e università indipendenti italiane non mancanti certo di adeguate professionalità, e non il ricorso a ricercatori di Università estere notoriamente finanziate da multinazionali degli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) le quali, ovunque nel mondo si sia verificato il problema (?), hanno impiantato con la scusa-cavallo di Troia colture resistenti brevettate ad hoc (progetto Allelyx, anagramma di “xylella” scritta al contrario!), e dei pesticidi, diserbanti e quant’altro; come ad oggi sta sgradevolmente avvenendo proprio per l’ affaire Xylella nel Salento!
In guerra non si lasciano i soldati feriti sul campo a morire, ma si portano nell’ospedale da campo subito e si curano, l’esatto contrario di quanto vorrebbero ad oggi fare i tecnici-falso medici intervenuti per i nostri ulivi acciaccati: ucciderli! E questo, persino, per quelli sanissimi e senza alcun manifesto sintomo di secco o malanno!
ASSOLUTAMENTE A TUTTO QUESTO SCENARIO PAZZESCO DA ARMAGEDDON OGNI SALENTINO DEVE DIRE “NO”! I COMUNI SALENTINI, A PARTIRE DA QUELLI PIU’ DENIGRATI E ATTACCATI DA QUESTA DERIVA DEVASTATORIA, DEVONO DELIBERARE PER FERMARE QUESTA DISCESA SUICIDA NELLA FOLLIA!
L’ oliveto è il Salento, è la foresta millenaria di Puglia e non si tocca, ma va curata a tutti i costi e con ogni sano mezzo e preservata nelle sue cultivar storiche e avite!
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Info:
Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino
rete d’azione apartitica coordinativa di associazioni, comitati e movimenti locali e non, ambientalisti, culturali e socio-assistenziali
sede c/o Tribunale Diritti del Malato – CittadinanzAttiva
c/o Ospedale di Maglie “M.Tamborino”
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