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Sardegna: bene turismo internazionale, permanenze più brevi. Analisi CNA

cnaAumenta il turismo internazionale in Sardegna: 43% degli arrivi e delle presenze turistiche complessive nel 2012

Nei primi 8 mesi del 2013 sono arrivati 1,216 milioni di stranieri, 175mila le presenze internazionali nelle strutture ricettive sarde

Un quarto dei turisti stranieri arriva nell’isola nel mese di agosto

Diminuiscono il periodo di permanenza (da 11 notti nel 2007 a 9

nel 2012) e la spesa giornaliera (da 102 euro nel 2011 a 91 nel 2012)

I turisti stranieri giunti nel 2012 hanno speso 487 milioni di cui

il 47% (230 milioni) soltanto per l’alloggio

Il 70% della spesa dei turisti stranieri è riferita a vitto e alloggio, solo il 30% è dedicato alle attività dell’indotto



Marras e Porcu (Cna): superare la stagionalità favorendo nuove forme di turismo e investendo nell’innovazione tecnologica

 

 

 

 

Nei primi otto mesi del 2013 il numero delle presenze straniere in Sardegna è aumentato di circa 90 mila unità e gli arrivi internazionali nelle strutture ricettive per motivi di carattere vacanziero sono passati da 544 a 606 mila. Fino ad agosto sono arrivati nell’isola circa 1,216 milioni di turisti stranieri, in leggera diminuzione rispetto all’anno passato. Sono invece aumentati i viaggiatori giunti nelle strutture ricettive sarde, passati da 158 mila a oltre 175 mila. E’l’analisi del centro studi della Cna regionale che ha elaborato i risultati dell’indagine mensile sul turismo internazionale nelle regioni italiane diffuso nei giorni scorsi dalla Banca d’Italia. I dati confermano la progressiva riduzione dei periodi di permanenza (dalle circa 11 notti di 2007 e 2008, alle 9 del 2012), ma anche la netta riduzione della spesa media giornaliera sostenuta dai turisti, diminuita negli ultimi anni di 10 euro al netto delle spese di viaggio: da 102 euro del 2011 a circa 91 euro dei primi otto mesi del 2013.

Tale trend si spiega da una parte con una riduzione della capacità di spesa delle famiglie e dall’altra con la riduzione dei prezzi praticata dalle strutture ricettive dell’Isola nel tentativo di contrastare il calo prolungato della domanda soprattutto nazionale.

 

«Il turismo internazionale continua ad essere una risorsa importante per la Sardegna che si contrappone al calo fisiologico delle presenze di turisti italiani», commentano Bruno Marras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario della Cna regionale sottolineando come le difficoltà economiche nazionali si siano riflesse fisiologicamente sulle dinamiche del settore turistico sardo. Secondo i dati dell’Istat, la diminuzione degli arrivi nelle strutture alberghiere e complementari (campeggi e villaggi, alloggi in affitto, agriturismi e bed and breakfast) è infatti da imputare quasi esclusivamente alla marcata contrazione dei flussi nazionali, mentre – dopo che nel 2011 si era registrato un record di oltre 885 mila arrivi – la quota assorbita dai turisti internazionali ha tenuto nel 2012 raggiungendo il 43%, sia in termini di arrivi, sia di presenze. «Siamo di fronte a un turismo sempre più internazionale che sostiene l’ambizione della Sardegna di diventare meta sempre più popolare per il turismo internazionale nel Mediterraneo».

 

I dati elaborati dalla Cna mettono comunque in evidenza una serie di criticità del settore turistico che impediscono alla Sardegna di sfruttare le potenzialità offerte dalla crescente domanda internazionale: scarsa differenziazione dell’offerta, stagionalità, forte concentrazione territoriale, elevati costi di trasporto e alloggio. Le stime di Bankitalia dicono che ben il 47% dei circa 487 milioni di euro spesi dai viaggiatori stranieri giunti nel 2012 in Sardegna per le vacanze, pari a circa 230 milioni, si riferiscono alle sole spese di alloggio: un dato inferiore in Italia solo a Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. In pratica, viaggio e alloggio rappresentano quasi il 70% delle spese sostenute dai turisti internazionali, mentre appare molto ridotta la quota rimanente distribuita tra le altre attività dell’indotto turistico (appena il 30%). Indotto che include la ristorazione esterna alle strutture ricettive (14%); commercio (10%) e altre attività collegate a svago e intrattenimento (tra cultura, escursioni, musei, spettacoli, noleggi, si arriva appena al 7%).


Nel dettaglio, per arrivare in Sardegna (il 72% degli stranieri arriva nell’isola in aereo) un turista straniero spende in media 420 euro contro i 153 spesi per raggiungere e spostarsi in Liguria, i 280 per l’Emilia Romagna, i 389 della Puglia (spesa inferiori ai 494 euro della Toscana e ai 524 della Sicilia). Le spese medie per l’alloggio in una struttura ricettiva (incluso i pasti consumati all’interno della struttura) sono di circa 44 euro a notte in Sardegna, contro i 39 di Emilia Romagna e Liguria e i 21 delle Marche. Un dato comunque in linea con le spese sostenute dai turisti in Sicilia (49) e Toscana (46). Di contro, sono molto minori le spese giornaliere per la ristorazione all’esterno delle strutture di accoglienza, appena 18 euro al giorno, contro i 29 euro in Sicilia e i 25 di Toscana e Liguria. Infine, i turisti in Sardegna hanno speso nel 2012 83 euro a testa per lo svago e il relax (musei, escursioni, intrattenimento), contro i 102 nelle Marche e i 91 della Sicilia, e comunque di più di Emilia Romagna (36) e Liguria (18). Infine, per gli acquisti, la spesa media è stata di circa 118 euro a testa, molto meno di quanto risulta in altre regioni, come Sicilia (178), Emilia Romagna (165) o Toscana (147).

«Il turismo sardo – spiegano Marras e Porcu – è ancora troppo stagionale e si limita a un’offerta turistica balneare localizzata lungo le aree costiere e in brevi periodi dell’anno: circa un quarto delle presenze di turisti internazionali in Regione si concentra nel mese di agosto, un dato decisamente superiore alla maggior parte delle altre regioni italiane. La presenza di un grande patrimonio paesaggistico e ambientale – proseguono i vertici della Cna – tende a sviluppare attività prevalentemente indirizzate al suo sfruttamento immediato ma distoglie l’attenzione verso attività di studio, ricerca e sperimentazione finalizzate al miglioramento e alla promozione di nuove forme di offerta. Si pensi solo alle nuove forme di turismo ecologico, del benessere, del turismo culturale, sportivo, storico e paesaggistico, oggi marginali se non assenti nell’offerta turistica regionale. Bisogna viceversa affinare strategie di marketing e di promozione legate all’utilizzo delle nuove tecnologie per ampliare e diversificare il bacino di utenza e sfruttare maggiormente le opportunità offerte dallo sviluppo dei collegamenti aerei a basso costo. Per questo è fondamentale incrementare la vocazione all’innovazione, aumentando e favorendo la spesa in ricerca e sviluppo investendo sulla formazione, investendo sui giovani, valorizzandone le idee e promuovendo la nascita di imprese ad alto contenuto tecnologico. In altre parole, investendo in tutto quello che oggi, purtroppo, ancora manca alla Sardegna e a tutta l’Italia».

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