Lo scorso 11 febbraio il Tribunale di Palmi in composizione collegiale, Dr Antonio Battaglia, Presidente, Dr Claudio Paris, Giudice e Dr.ssa Anna Laura Ascioti, Giudice, dopo un lungo processo durato quasi 10 anni ha assolto CUCEU Emilia, ZANGARI Domenico, CUCEU Claudiu Liviu, CUCEU Daniel Emil, e SGAMBETTERRA Giuseppe, nonché SOMESAN Giorgiana Alina, perché il fatto non sussiste.
È stata accolta, pertanto, la linea difensiva promossa dai rispettivi legali di fiducia (Avv. Caterina Abramo, Avv. Giovanbattista Valenzise, Avv. Francesco Sorace, Avv. Rosario Casella ed Avv. Sergio Contestabile).
CUCEU Emilia, ZANGARI Domenico, CUCEU Claudiu Liviu, CUCEU Daniel Emil, e SGAMBETTERRA Giuseppe erano stati arrestati nell’aprile 2005, accusati di aver creato un’organizzazione illegale dedita all’import-export di cittadini extracomunitari.
In particolare la CUCEU Emilia (alla quale era stata applicata la custodia cautelare in carcere), era stata considerata al vertice dell’associazione e con l’ausilio dei figli CUCEU Claudiu Liviu e Daniel Emil (ai quali era stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari), avrebbe gestito un’attività illegale finalizzata all’ingresso nel territorio italiano di soggetti da collocare nel mercato del lavoro clandestino nella provincia di Reggio Calabria.
Zangari Domenico (al quale era stata applicata la custodia cautelare in carcere), con l’ausilio del figlio Zangari Francesco, avrebbe coadiuvato i CUCEU nella ricerca degli extracomunitari da inserire nel mercato del lavoro nero.
Sgambetterra Giuseppe (al quale era stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari), avrebbe avuto la funzione di finanziatore delle spese dei viaggi e dei passaggi alle frontiere; in Italia si sarebbe occupato del reperimento di soluzioni abitative e logistiche dei clandestini.
La sentenza, ponendo fine al lungo calvario giudiziario degli imputati, ripristina la verità su fatti che all’epoca avevano destato enorme scalpore, reintegrando moralmente tutti quanti.
Al passaggio in giudicato della sentenza tutti gli interessati potranno adire la Magistratura competente al fine di ottenere il risarcimento del danno sia per l’ingiusta detenzione sia per l’irragionevole durata del processo (c.d. Legge Pinto).
Avv. Francesco Sorace