La Camorra così come tutte le alte mafie, uccidono, si infiltrano ovunque e agiscono. Antonio Iovine è stato al vertice per un ventennio, allora gli effetti potrebbero essere davvero deflagranti. Le prime dichiarazioni da pentito di Antonio Iovine, fino ad alcune settimane fa capo del clan dei Casalesi, appaiono infatti destinate a scuotere dalle fondamenta non solo e non tanto gli assetti criminali della cosca, ma l’intero mondo delle collusioni che vede in prima fila funzionari, politici, titolari di imprese. I verbali con le dichiarazioni di Iovine, disseminati di significativi omissis, sono stati depositati oggi agli atti del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dal pm della Dda di Napoli Antonello Ardituro, il magistrato che dal 13 maggio scorso sta raccogliendo il flusso di dichiarazioni per la prima volta dalla viva voce di chi non parla per sentito dire o da un livello medio-basso di conoscenze ma con assoluta cognizione di causa, e che è al corrente delle più importanti decisioni come dei retroscena, avendo impartito ordini durante una latitanza durata circa 15 anni. Iovine argomenta in primo luogo sulle ragioni del pentimento: e se da un lato si addossa la piena responsabilità di ”delitti gravissimi” prova poi quasi a ridimensionarne la portata, puntando l’indice contro lo Stato e le istituzioni, colpevoli – a suo dire – di aver favorito lo sviluppo della camorra, arrivando perfino ad affermare di aver fatto il tifo per le leggi emergenziali del 2008 durante la crisi dei rifiuti.
“So benissimo di quali delitti mi sono macchiato. Sto spiegando un sistema di cui la camorra non è l’unica responsabile”, afferma con una sorta di premessa autoassolutoria. Sottolinea il potere corruttivo del clan (”C’erano soldi per tutti in un sistema che era completamente corrotto”, soldi anche per i sindaci”) e la capacità di condizionare le pubbliche amministrazioni: “Non aveva alcuna differenza il colore politico del sindaco perché il sistema era ed è operante allo stesso modo’. Insomma ”chiunque avesse vinto automaticamente sarebbe entrato a far parte di questo sistema da noi gestito”. Il Ninno, come è soprannominato l’ex rampollo che con Michele Zagaria prese il controllo del clan dopo la cattura di Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti, assume quindi le vesti dell’accusatore e si lancia in una filippica contro lo Stato, prendendosela con ”la regola del 5 per cento, della raccomandazione, dei favoritismi, la cultura delle mazzette e delle bustarelle” che avrebbe favorito il radicarsi della camorra. Ma rimette subito gli abiti dell’accusato, riconoscendosi autore di decine di omicidi. E sgombra il campo dal residuo di mistero che ancora circonda la morte del padrino e fondatore del clan, Antonio Bardellino, scomparso in Brasile nel 1988. ”So per certo che Bardellino è morto”, taglia corto rifacendosi alle notizie apprese da due pezzi da novanta della camorra come Vincenzo De Falco e Mario Iovine. Entra poi nei dettagli degli affari, raccontando tra l’altro di finanziamenti del ministero dell’Agricoltura per il rimboschimento dell’alto Casertano finiti nelle casse dell’organizzazione. E gli sembra di ricordare che all’epoca dei fatti era ministro Alemanno, il quale avrebbe partecipato tra l’altro a una manifestazione elettorale a San Cipriano d’Aversa su invito di un suo nipote ex sindaco. Secca la replica dell’ex ministro: ”I fatti a cui fa riferimento il pentito risalgono a un periodo antecedente la mia gestione al Ministero dell’Agricoltura’, fu una normalissima manifestazione elettorale di AN, organizzata nel 2005 dall’allora candidato al Consiglio Provinciale Giacomo Caterino, su cui all’epoca non pendeva nessuna accusa e nessun sospetto”.
Il pentito denuncia infine il silenzio anche da parte di chi contrasta la camorra e che invece ”è stato quantomeno connivente con questo sistema se non complice: sicuramente era del tutto consapevole di come andavano le cose”. Il 7 giugno Iovine sarà ascoltato in videoconferenza dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ma la curiosità e l’attesa è tutta per gli sviluppi che scaturiranno inevitabilmente dalle sue rivelazioni e per quegli omissis che incombono minacciosi sulla linea grigia delle complicità. (ANSA)