Vergine dei tre fonti o Madonna del Deserto dipinta sul muro di un seccatoio.
Dalla ricerca di Bruno Chiarlone Debenedetti
… Esisteva un piccolo e rustico casolare, anticamente formatovi per seccarvi
le castagne. – Sul muro esteriore di esso, che guarda il mezzodì e sovrasta
alla sottoposta valle, nel 1618 venne dipinta l’immagine della Madonna e de’
gloriosi Apostoli Pietro e Paolo.
La Beatissima Vergine è adagiata sopra una sedia, cogli occhi pietosi volti a
che la mira, nella sembianza di voler abbracciare il Divin Infante, che
sostiene sul ginocchio ed è in atto di benedire.
Questa dapprima venne denominata la Madonna del Garbazzo relativamente ad un fonte copioso, il quale scaturisce da profonda cavità dell’attigua montagna;
oppure la Vergine dei tre fonti, perché trovasi nel mezzo di tre sorgenti; ma
più comunemente è conosciuta sotto il titolo di Madonna del Deserto, assumendo la denominazione dal solitario luogo, in cui è venerata.
[…] Le molteplici grazie che allora vi succedevano furono raccolte in un
autentico manoscritto del sacerdote Gio. Battista Martini, che gelosamente
tuttora (1884 N.d.R.) conservasi nell’archivio parrocchiale di Millesimo.
Questo prezioso documento afferma che già prima del 1726 “la Vergine
Santissima (del Deserto) ha cominciato a compartire grazie singolari ad infermi
accorrenti a detta sua Immagine, come ne fanno fede gli abitanti della Borda,
quartiere di campagna di questo luogo che è tra i più vicini a detta Vergine, e
lo conferma il molto reverendo prete sig. D. Giovanni Battista Martini delle
Carcare, che per lo spazio d’anni due circa ha servito in qualità di Cappellano
(non meno detto quartiere, che tutta la villa d’Acquafredda, aparendo
concordemente che anche nelli anni scorsi essendo li detti abitanti travagliati
da febbri non solevano per liberarsene usar altri rimedii, che andarsi a
raccomandar dalla detta Vergine (come essi dicevano) del Galbazzo, e ne
menavano il più delle volte l’intento.”
Narrasi dunque che una povera donna del marchesato di Finale, conducendo un
infelice suo figliolo cieco-nato alla città di Ceva, dove avea inteso esservi
un famoso professore che apriva alla luce gli occhi dei ciechi, per brevità di
strada passata per Osiglia, traversava sul far della sera per la valle del
Deserto. Giunta ella al casolare, giudicò conveniente di ivi soffermarsi, per
non introdursi nottetempo nella silvestre valle e per mal conosciuti sentieri.
La desolata madre osservando frattanto nel muro del seccatore l’Immagine di
Maria Vergine, le rivolse le più fervide preghiere, supplicandola a liberare
dalla cecità il proprio figlio; ed ecco che sull’istante il meschino acquista
prodigiosamente la vista.
Tale strepitoso miracolo divulgatosi tostamente, trasse da ogni parte alla
taumaturgica Immagine gran folla di gente; e, come osserva il citato
manoscritto, coloro che per corporale infermità non erano in istato di andarvi,
vi si facevano portare per ritrovar in Maria la loro salute.