Attribuire – prosegue – i mali dell’agricoltura al ricambio generazionale, come pensa di fare qualche sedicente organizzazione professionale finanche a Bruxelles, è fuorviante. Questo problema non c’è mai stato semplicemente perché i nostri giovani fortunatamente fuggono dai campi e non sono disposti a farsi sfruttare come i propri genitori.
Il reddito in agricoltura manca da almeno venti anni – evidenzia il coordinatore della Fima – gli impegni presi con l’art 33 del trattato di Lisbona (ex art 39 del trattato di Roma del ’57), che ha dato vita alla UE e alla Politica Agricola Comunitaria (PAC), sono stati traditi. Il precitato art. 39 – aggiunge – aveva come obiettivo l’equiparazione dei redditi agricoli a quelli degli altri settori produttivi, che pur avvicinandosi negli anni ’80 se ne è del tutto allontanato dagli anni novanta in poi, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui si registrano solo perdite e sfruttamento del lavoro.
Dunque, d’ora in poi – conclude la Fima – sarebbe meglio che le stesse organizzazioni autoreferenziali quando fanno passerella con i loro convegni cambino titolo: “reddito agli agricoltori e terra per tutti”, suonerebbe molto meglio anche per le orecchie dei giovani.