A commentare le opere, che saranno presentate a partire dal 23 agosto a Pozzo Garitta, è l’ artista stessa: “In questa mia ultima personale- dice la Oliveri- celebro una natura regina, padrona assoluta. Continuo la mia riflessione sui luoghi che raccontano la decadenza metropolitana, dove l’uomo è invisibile, ma non assente. E’ una sfida ardua, giocata sul rapporto tra pieno e vuoto con il chiaroscuro rugginoso a ricreare strane atmosfere rarefatte dal tempo. Con pennellate veloci e nette cerco di creare scenari corrosi dalla salsedine che si riflettono sull’acqua del tramonto. Sono frammenti, dove si può riconoscere la pienezza e la complessità del mondo”. La Oliveri è giunta a queste linee e colori essenziali attraverso un lungo percorso artistico. “ Nel mondo dell’arte di oggi – ci ha raccontato la stessa Oliveri – mi sento una figura fuori dal coro, Sono cresciuta in un paese dove la presenza di personalità trainanti ha segnato un solco fecondo che si sente ancora oggi”. La Oliveri si riferisce a grandi artisti del calibro di Arturo Martini e Roberto Bertagnin, lo stesso Scanavino ed Aldo Mondino. Fondamentale per il suo sviluppo artistico sono stati i soggiorni e gli incontri con grandi artisti francesi come Damiano e Bonnard: “E’ stata una vera e propria palestra – prosegue la Oliveri- di maturazione artistica l’ambiente che ho avuto modo di conoscere in particolare a Nizza e Mougins”. Sempre in bilico fra l’informale e l’astratto, le sue creazioni sono sempre frutto di sperimentazioni: linee, colori, grovigli, intrecci, profili non si ripetono mai ed il gioco creativo è imprevedibile. Nelle terrecotte invece è più forte il legame con la realtà ed in particolare, con la natura dalla quale trae le maggiori ispirazioni. La personale resterà aperta fino al 4 settembre tutti i giorni dalle ore 16 alle 19, chiusura il lunedì.
CLAUDIO ALMANZI