I reati contestati a Gravante sono violenza o minaccia a costringere qualcuno a commettere reato e lo smaltimento illegale di rifiuti. Oltre a Gravante, finito ai domiciliari, sono indagati quattro dipendenti. Il cosiddetto “re del latte” costringeva, dietro minaccia di licenziamento, i dipendenti a smaltire in maniera illegale. Grazie a un sistema di pompe interrate e quindi non visibili, l’azienda smaltiva direttamente nel fiume Volturno i liquami dei bestiami e i reflui provenienti dalla mungitura. Stesse modalita’ usava per smaltire nel fiume anche le acque di lavaggio delle stalle addizionate a detersivi e acidi. I rifiuti provenienti dall’imbottigliamento del latte venivano bruciati e interrati, insieme anche alle carcasse di animali. Su questi resti verranno effettuate delle analisi per capire a quando risale l’interramento. Una situazione di illegalita’ e inquinamento delle matrici ambientali che Gravante perpetrava da ben 15 anni. La procura continuera’ le indagini su un altro aspetto emerso dal racconto da uno dei dipendenti, ma non ancora verificato. L’uomo ha raccontato che “spesso il reso delle bottiglie, il latte scaduto, veniva nuovamente distribuito per la produzione in corso e mischiato al latte fresco”. “Il carico inquinante di un’azienda zootecnica rispetto a quella umana e’ gia’ di un rapporto da 1 a 8. Di conseguenza si puo’ intuire l’entita’ del danno”, ha detto il comandante della Forestale in conferenza stampa. (AGI) Ce2/Lil .