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Termini Imerese, si parla del centro fenicio di Mozia al Corso organizzato da SiciliAntica

8ea39100d6fa68688cb8ca7e36ea950a_LNuova lezione al Corso di Archeologia Fenicio-Punica organizzato dall’Associazione SiciliAntica in collaborazione con il Parco Archeologico di Himera e il Museo Archeologico “A. Salinas” di Palermo. Sabato 21 marzo alle ore 16,30, dopo la presentazione di Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale SiciliAntica, si terrà la terza lezione dal titolo “I centri fenici della Sicilia: Mozia”. Relatore sarà Vincenzo Tusa, Archeologo dell’Università di Cagliari.

Il Corso prevede dieci lezioni che affrontano i diversi aspetti della presenza dei Fenici in Sicilia: dalla ceramica all’artigianato, dalla lingua alla scrittura e ancora le navi costruite e i porti realizzati fino alla monetazione punica. Inoltre previste visite guidate ai più famosi centri fenici della Sicilia: Mozia, Palermo e Solunto. Le lezioni si terranno presso l’auditorium del Liceo scientifico “N. Palmeri” a Termini Imerese. Alla fine del Corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Per informazioni: SiciliAntica, Via Ospedale Civico, 32 – Termini Imerese Tel. 091 8112571 – 346 8241076 E-mail: terminiimerese@siciliantica.it.

L’isola di Mozia, odierna S. Pantaleo, rappresentò il primo e il principale caposaldo della presenza fenicia e punica in Sicilia. L’isola godeva di una posizione estremamente favorevole: posta a cavallo di quattro direzioni commerciali (a nord col Tirreno, a sud con l’Africa, a est con l’Egeo e il Vicino Oriente, ad ovest con la Penisola Iberica), a breve distanza dal Nord Africa, la sua collocazione si inseriva coerentemente nel quadro delle tipologie insediamentali proprie delle città e delle fondazioni fenicie, che solitamente privilegiavano i promontori con diverse possibilità di approdo e le isole poste a breve distanza dalla costa. Queste caratteristiche, unite a un’ampia disponibilità di risorse (l’acqua dolce, il pesce, il sale) e alla naturale protezione offerta dallo Stagnone, esercitarono una micidiale attrazione sui naviganti fin dall’Età del Bronzo, epoca a cui risalgono le più antiche testimonianze della frequentazione umana a Mozia.

Vincenzo Ananda Tusa, Dottorando di Ricerca presso l’Università degli Studi di Sassari. Alla Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università di Roma “La Sapienza”, ha conseguito la Laurea Triennale in Scienze Archeologiche e la Laurea Magistrale in Archeologia. Nel 2012 vince il Concorso Pubblico per l’ammissione alla Scuola di Dottorato in Storia, Letterature e Culture del Mediterraneo dell’Università degli Studi di Sassari, con un progetto di ricerca avente come obiettivo la pubblicazione integrale della Necropoli di Mozia. Ha partecipato a numerosi scavi archeologici in Sicilia e nel Vicino Oriente, come Tell Mardikh/Ebla, in Siria, con la direzione del Prof. Paolo Matthiae; Tell es-Sultan/Gerico, Palestina, con la direzione del Prof. Lorenzo Nigro; Mozia, come membro della Missione Archeologica dell’Università di Roma “La Sapienza”, diretta dal Prof. L. Nigro, dal 2004 al 2011. Dal 2013 fa parte della Missione Archeologica a Monte Sirai e Sulky dell’Università degli Studi di Sassari, diretta dal Prof. Michele Guirguis. L’attività di archeologo si rivolge anche alla subacquea: ha partecipato a numerose campagne di scavo tra cui Scauri e Cala Tramontana, a Pantelleria, e Lipari, Sotto Monastero. Nel 2012 è stato vincitore del Premio di Studio “Giuseppe Nenci”, con la Tesi di Laurea Magistrale dal titolo “La Necropoli arcaica di Mozia”, conferito dalla Scuola Normale Superiore di Pisa il 20-02-2012.

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