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Expo, il Coisp sempre più infuriato:

no Expo foto tgcom 24
no Expo foto tgcom 24

“Ad ogni commento dopo le devastazioni di Milano cresce la rabbia. In Italia non esiste più una seria politica della sicurezza. Cittadini e colleghi esposti e abbandonati a rischi gravissimi”

“Già è stata dura sopportare le devastazioni di Milano e tutto ciò che è conseguito ai danni dei colleghi. Abbiamo visto un Poliziotto avvolto dalle fiamme e uno barbaramente attaccato alle spalle e picchiato a calci e bastonate che non ci hanno rimesso la vita per pura fortuna oltre che per il pronto intervento dei rinforzi, e anche tutti gli altri, costretti a subire in silenzio le aggressioni alla loro incolumità e lo scempio ai danni della città. Ma il peggio doveva ancora venire… Il peggio sono tutte gli orrendi, vigliacchi, ipocriti e squallidi commenti del giorno dopo. Quelli che ti garantiscono l’ulcera per la rabbia che scatenano. Quelli che testimoniano quanto schizofrenico sia un pubblico che oggi ti lapida perché sei un torturatore che ferma una protesta violenta e domani ti crocifigge perché sei un pusillanime che non gli ha salvato la macchina dalle fiamme. E il senso di nausea ha la meglio… In questo Paese una seria politica della sicurezza non esiste più, ed è bene che tutti familiarizzino con questo concetto perché, restando così le cose, andrà sempre peggio”.
Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, torna sulle violenze che hanno caratterizzato l’avvio dell’Expo a Milano.


“Quel che è successo venerdì – insiste Maccari – non è affatto una cosa di cui meravigliarsi o su cui fare inutili e fasulle analisi postume. Lo abbiamo detto subito e lo ripetiamo, a Milano si è trattato di un disastro annunciato, perché in Italia una seria politica della sicurezza e dell’ordine pubblico si sta sciogliendo come neve al sole e ne abbiamo prova ogni giorno nelle strade, negli stadi, nelle piazze. Dall’incrudelirsi della criminalità comune e organizzata, all’affannosa gestione dei problemi legati all’immigrazione e alla minaccia terroristica, ai gravissimi esiti delle manifestazioni che compromettono l’ordine pubblico, tutto indica come il sistema si stia, nei fatti, indebolendo, di pari passo con la sottrazione di risorse e sostegno alle Forze di Polizia, soprattutto a causa della scellerata impostazione per così dire politico-culturale di tutto questo”.
“Le Forze dell’Ordine sono di fatto la struttura che regge l’equilibrio pacifico del Paese e la stessa democrazia – insiste Maccari -, ed indebolire questa struttura significa rendere sempre più precario quell’equilibrio e la libertà di tutti. Continuare a non investire o addirittura a tagliare ciò che spetterebbe di norma e di diritto a Forze dell’Ordine che oltre tutto ‘invecchiano’ ogni giorno di più a causa del mancato ricambio di energie; insistere a limitare quando non impedire il normale svolgimento delle nostre attività soprattutto in tema di ordine pubblico, a causa dell’oramai imperante paura di esercitare quando necessita la propria autorevolezza per non fomentare l’immagine fasulla della Polizia violenta e torturatrice così tanto di moda; l’ipocrisia di una politica chiacchierona che si spertica negli elogi e nella solidarietà del giorno dopo senza garantirci un minimo di appoggio e di credibilità sulla carta e nei fatti; l’inadeguatezza di un sistema Giustizia che non di rado non da conseguenzialità concreta al nostro operato; un sistema normativo che continua a fare passi indietro di fronte alle manifestazioni di violenza o insofferenza alle regole; e ovviamente l’atteggiamento opportunistico e pusillanime dei nostri Vertici che non sanno più assumersi le, a volte ingrate, responsabilità che pure dovrebbero gravare sulle loro poltrone, non fanno che metter sempre più a repentaglio la sicurezza di tutti. Innanzi tutto di noi Operatori delle Forze dell’Ordine, abbandonati alla cieca irresponsabilità persino dei più sciocchi e annoiati bambocci con il volto coperto il portafogli pieno ed il tablet in tasca, senza che si trovi il coraggio di impedirgli di giocare alla guerriglia con le cose degli altri, con la sicurezza degli altri, con la nostra vita”.

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