Secondo i dati di Unimpresa dal 2010 al 2015 le banche hanno ridotto di 36 miliardi i prestiti alle imprese, da 845 a 809 miliardi di euro
Sono di pochi giorni fa i dati dell’Abi secondo cui, nel primo trimestre 2015, si sarebbe registrata una crescita dei prestiti pari al 8,1% rispetto al 2014. I dati non comprendono i finanziamenti erogati alle imprese, ma solo quelli destinati alle famiglie per l’acquisto di immobili. A favorire l’accenno di ripresa del mercato ci sono sicuramente anche i tassi ai minimi storici. Ultimamente si ricorre al web per avere una panoramica dei prestiti disponibili sul mercato, sono molti gli utenti che si informano su internet e che, per scegliere l’opzione adatta a loro, trovano utile servirsi di SuperMoney e del suo servizio di confronto prestiti per cercare il tasso più agevolato.
Secondo dati del Centro Studi di Unimpresa, la situazione per le imprese invece è piuttosto nera: dal 2010 al 2015 i prestiti alle aziende sono scesi di oltre il 4%, con una riduzione di circa 36,2 miliardi. Nello stesso periodo sono però aumentate le sofferenze delle aziende, con una crescita del 20% delle rate non rimborsate, passando da 48 a 150 miliardi.
Difficoltà delle imprese
Le imprese che hanno avuto maggiori difficoltà a rispettare le scadenze sono state quelle non finanziarie con un passaggio da 41,7 miliardi a 134,9, un totale di 93,2 miliardi di euro pari al 223,54%. Si parla invece del 115,65% in più per le imprese famigliari, con un aumento da 7,1 miliardi a 15,4 miliardi. Complessivamente si tratta di una crescita delle rate non rimborsate per 101,5 miliardi di euro.
Da marzo 2010 a marzo 2015 i prestiti destinati alle aziende sono passati da 845,9 miliardi a 809,7 miliardi. Sono diminuiti i finanziamenti di tutti i tipi di durata:
- Quelli a breve termine (fino a 1 anno) sono calati di 16,7 miliardi, una cifra pari al 5,28%: da 316,7 miliardi a 300
- Quelli a media scadenza (fino a 5 anni) sono diminuiti di 10,7 miliardi, pari al 7,49%: da 143,9 miliardi a 133,1
- Per quelli a lungo periodo (oltre i 5 anni) si sono registrati 8,7 miliardi in meno, pari al 2,26%: da 385,3 miliardi a 376,6
Speranze per il futuro
Per Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, il riassetto a cui va incontro l’industria bancaria italiana deve rappresentare un momento di svolta per i rapporti tra istituti di credito e imprese. “I rubinetti delle banche, chiusi ormai da anni, negli ultimi mesi sono stati riaperti solo col contagocce. Ci aspettiamo dei miglioramenti tali da poter dare slancio al credito” ha dichiarato Longobardi. L’auspicio è che le fusioni e le aggregazioni non siano condizionate da interessi di potere, ma abbiano come unico obiettivo quello di razionalizzare i costi e rendere più efficiente l’industria del credito.