I nostri pensieri intanto si disporranno negli scaffali adatti e tutto l’ambiente interno sarà continuamente adeguato al lavoro di scrittura a cui ci accingiamo. Se ciò potrà avvenire non ne saremo consci immediatamente anche perché controlleremo le improvvisazioni, timorosi che non siano capite o non abbiano elementi utili alla prosecuzione del cammino. Dovremo disporci comunque ad aprire nuove porte e ad improvvisare nuovi modi di agire e di procedere per intraprendere nuovi percorsi oltre quelle porte se vogliamo proseguire nel nostro viaggio verso il futuro.
La scrittura richiede impegno e fatica, tuttavia non è un lavoro che ci ha ordinato il medico di famiglia, è come una cura volontaria, autoprescritta, sapendo che ne trarremo giovamento sul piano emozionale e nel riordino della nostra mente… Entrerà solo la realtà che ci interessa raccontare in un testo che sarà in parte già vecchio mentre nasce perché farà da ponte tra le idee del passato e quello che noi crediamo sia l’intendimento del presente o magari anche del possibile futuro…
“La scrittura è sorda…questi suoni che ora senti nell’aria sulla tua pagina moriranno, la scrittura li fissa e li uccide, come un fossile candito nel quarzo… la scrittura è una voce fossile, e non ha più vita, lo spirito che aveva con quelle onde che vibravano nello spazio è svanito…”(Antonio Tabucchi)
Tra i tanti percorsi che ci capiterà di iniziare in ogni direzione qualcuno sarà quello giusto ma non lo sapremo all’inizio del cammino: lo scopriremo strada facendo oppure nel tempo successivo. Per questo dobbiamo muoverci verso ogni dove facendo in modo che sia la nostra direzione giusta e poi tracceremo con sicurezza la nuova pista, mentre la percorriamo.
Le righe della scrittura ricoprono il territorio come un reticolo irregolare, negli anni si sono confuse con le mappe topografiche dove il tracciato delle strade e il corso dei fiumi sono le scritture naturali più stabili e logiche del panorama umanizzato… Ogni uomo scrive nella sua mente dalla mattina alla sera dopo aver progettato durante la notte viaggi irreali: ha rivissuto nel sonno infiniti percorsi, ha registrato nei suoi attivi archivi cerebrali vecchie e nuove pagine di scrittura virtuale… poi quando si sposta sul territorio geografico nella sua mente sensibile compare la mappa del suo nuovo viaggio.
Linee topografiche e scrittura si incrociano sul piano orizzontale e inclinato, diventano un unico libro della catena che accoglie sulle sue pagine aperte, giorno dopo giorno, le sovrapposizioni, le aggiunte e le variazioni, le cancellazioni e le correzioni della continua scrittura e della topografia variabile che si trasformano con il tempo che passa, sia con il sole che con la pioggia…
Gli scrittori sono intenti a seguire avanti e indietro la traccia della penna lungo la pagina e la mobile presenza umana che si sposta sul territorio, mutando continuamente con il corpo che si sposta i tracciati delle mappe, riscrivendo i confini agricoli e le capezzagne, infittendo la rete dei passaggi e della scrittura, aprendo varchi, scavando tunnel, gettando ponti in ogni direzione… Ogni luogo della terra è stato nominato e scritto più volte, ogni linea è stata percorsa e modificata nel suo tracciato, ogni percorso è stato descritto e stampato nei libri e ogni libro è finito in uno scaffale di una biblioteca…
Le biblioteche ora sono piene di topografie e scritture e mappe e progetti e libri per testimoniare in ogni momento della nostra storia tutti i tentativi della geografia, dei collages e della scrittura … ma le biblioteche sono archivi dinamici, in continua crescita e sviluppo, dove i libri possono invecchiare e stratificarsi in un discreto settore della tranquillità e conservarsi per un futuro infinito…
Mi affascinano i libri che hanno nel loro interno descrizioni di mappe oppure piccole mappe riprodotte in scala per classificare il territorio e fissarlo nella sua immobilità teorica…
Bruno Chiarlone Debenedetti