in aperta violazione del decreto legge che vieta il blocco del conto corrente dove viene accreditata la pensione. Va bene il ricorso, ma così non si può andare avanti
Equitalia fa discutere sempre, ma questa denuncia giunta allo “Sportello dei Diritti” da parte di un pensionato ha dell’incredibile se si pensa a quando é accaduta ed in che contesto. Perché proprio in data di ieri, a ridosso di questo infuocato Ferragosto l’anziano leccese si é visto recapitare dall’esattore un atto di pignoramento del proprio conto corrente ove viene accreditata mensilmente la pensione. Recatosi presso la propria banca, la Banca Popolare Pugliese, la funzionaria della filiale non ha che potuto confermare – e noi dello Sportello dei Diritti, non possiamo non dire, erroneamente, – il blocco del conto corrente e l’impossibilità a qualsiasi prelievo a seguito del suddetto atto.
Venendo al contesto, il fatto é davvero assurdo se si pensa che dallo scorso 27 giugno é entrato in vigore il tanto invocato decreto legge n. 83/15 che stabilendo nuovi limiti al pignoramento presso terzi impedisce a qualsiasi creditore, e quindi anche Equitalia di poter pignorare gli importi a titolo di pensioni e stipendi entro i seguenti parametri: se l’accredito in banca avviene prima del pignoramento, le somme possono essere pignorate per l’importo eccedente il triplo dell’ assegno sociale (per il 2015 l’assegno è pari a € 448,51 mensili per 13 mensilità); se invece l’accredito in banca avviene nella stessa data del pignoramento o dopo, le predette somme possono essere pignorate nei limiti previsti dalla precedente legge ossia nella misura autorizzata dal giudice e, comunque, non oltre il quinto. Non é, quindi, possibile alcun blocco del conto corrente che per motivi evidenti di giustizia ed equità, priverebbe il debitore, specie se anziano e pensionato, della probabile unica fonte di sussistenza. Appare quantomeno singolare che una normativa così significativa ed importante in materia di pignoramento di stipendi e pensioni sfugga sia all’istituto bancario che all’ente ai quali Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”,, rivolge al contempo un monito ed un invito a fare un urgentissimo passo indietro per porre rimedio ad un atto palesemente ingiusto ma anche illegittimo che lede la dignità di una persona che nei prossimi giorni sarà costretto a rivolgersi ad altri per mangiare. Ovviamente, peraltro, nonostante il periodo feriale verrà presentato ricorso in opposizione all’atto esecutivo innanzi al Tribunale civile di Lecce, ma ci auguriamo che fatti del genere non accadano più perché l’esasperazione della gente é arrivata al limite.
Lecce, 14 agosto 2015
Giovanni D’AGATA