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Tra illegalità e incostituzionalità: le lacune derivanti dalla legge Fini-Giovanardi

 

Attualmente, nei tribunali italiani i processi per stupefacenti sono quelli che più ostruiscono l’assetto processuale, in particolar modo l’ambito delle droghe leggere.

Questa è una conseguenza della legge Fini-Giovanardi, giudicata peraltro incostituzionale dalla Consulta nel febbraio 2014 e in seguito abrogata, che è in grado tutt’ora di creare dubbi.

I capi d’accusa formulati in queste circostanze spesso riguardano anche la detenzione dei semi di marijuana in genere, includendo nell’insieme anche quelli che non possiedono il principio attivo, ritenuti nella realtà non rilevanti.
Purtroppo le lacune in materia non permettono agli inesperti di divincolarsi all’interno della legislazione italiana, per cui le pene previste sono assai pesanti e il confine tra uso personale e illecito penale non è ben delineato, proprio per questo è necessario affidarsi a studi legali professionisti.

Il vero problema è che la normativa lascia molto margine decisionale al giudice che viene chiamato a decidere caso per caso, i cui esisti a volte possono essere disomogenei.

Questo perché a seguito dell’abrogazione, avvenuta in realtà per un vizio di forma sulla conversione in legge del decreto, è stata riportata in vigore la legge precedente Iervolino-Vassalli ai tempi molto criticata.
La differenza sostanziale tra le due è che quest’ultima distingueva le pene previste per la detenzione di sostanze stupefacenti pesanti da quelle leggere, distinzione non presente nella Fini-Giovanardi.

Attualmente le carceri sono piene di detenuti che all’epoca in cui la legge era in pieno vigore, non erano stati affiancati da un buon avvocato, oppure che sta scontando la pena perché la burocrazia in materia è molto lenta.

Di fatto, l’incostituzionalità dichiarata nel 2014 avrebbe dovuto indurre il legislatore a intervenire sulla legge, ma così non è stato, tanto da peggiorarne gli effetti. La sentenza della Corte Costituzionale sembra aver riportato alla luce la diversità tra sostanze stupefacenti pesanti e leggere, senza tuttavia che venisse apportato nessun tipo di cambiamento concreto a livello legislativo.

Il dato più sconcertante è che molti detenuti, nonostante le numerose richieste per la riduzione di pena non l’abbiano ottenuta, scontandola quindi illegittimamente per intero. La diversità di sentenza infatti può variare anche di città in città: ad esempio chi vive nel capoluogo lombardo e si affida a uno degli Studi legali di Milano, potrà contare su una contestazione dell’aggravante dell’ingente quantitativo inerente alla detenzione di sostanze stupefacenti, come due kg di marijuana; mentre ad esempio nella città di Udine questo non sarebbe possibile.

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