Poiché, come dichiarato dal Direttore Luigi Caracciolo, il disegno dell’azzardato confine da parte della testata in questione riflette una “realtà di fatto” è opportuno, invece, specificare che la “realtà di fatto” è ben altra.
La Crimea è una parte integrante del territorio dell’Ucraina, occupata e annessa alla Federazione Russa in violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale e degli accordi bilaterali, compreso il trattato del 1997 tra l’Ucraina e la Federazione Russa, il Memorandum di Budapest del 1994, i documenti di base delle Nazioni Unite, l’OSCE e altre organizzazioni internazionali. Nel febbraio 2014 la Russia ha proceduto all’annessione della Crimea tramite un “referendum” fasullo dopo un’invasione aperta dei militari russi. La legittimità di tale referendum è stata respinta dai Paesi dell’Unione Europea, dagli Stati Uniti d’America e da altri 71 Paesi membri dell’ONU.
La risoluzione 68/262 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite «L’integrità territoriale dell’Ucraina» del 27 Marzo 2014, co-sponsorizzata da 41 Paesi tra cui l’Italia, riconosce Crimea e Sebastopoli entro i confini internazionali di Ucraina e respinge la validità del referendum di Crimea. In tale risoluzione l’Assemblea generale aggiunge la richiesta rivolta a tutti gli Stati di desistere e di astenersi da qualsiasi azione diretta alla distruzione parziale o totale dell’unità nazionale e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, compreso qualsiasi tentativo di modificare i confini di tale Sato mediante la minaccia o l’uso della forza o altri mezzi illegali.
Anche l’Unione Europea immediatamente ha preso posizione contro l’annessione della Crimea alla Russia adottando, il 3 marzo 2014, delle conclusioni nelle quali condanna fermamente l’evidente violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina mediante atti di aggressione da parte della Federazione Russa e l’esorta a ritirare immediatamente le sue forze armate. Mentre la Dichiarazione dei capi di Stato o di governo dell’UE adottata il 6 marzo 2014, tra l’altro, afferma che la soluzione della crisi in Ucraina deve basarsi sull’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza del Paese e sul rigoroso rispetto delle norme internazionali e ritiene che la decisione del Consiglio supremo della Crimea di tenere il referendum sia contraria alla Costituzione ucraina e dunque illegale. In termini molto severi si è espresso, in una risoluzione del 13 marzo 2014, anche il Parlamento europeo, il quale non esita a qualificare “atto di aggressione” l’invasione russa della Crimea e giunge a ritenere che “le azioni intraprese dalla Russia pongano una minaccia all’UE”.
All’indomani del referendum il Consiglio dell’UE ha approvato la decisione 2014/145/PESC del 17 marzo 2014 concernente misure restrittive relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina.
Tra le organizzazioni che l’hanno pure dichiarato illegittimo, vi è l’OSCE, Consiglio d’Europa ecc.
L’Ambasciatore di Ucraina in Italia chiede agli organi di stampa di prendere atto della situazione reale del proprio Paese e di promuovere “la forza del diritto” invece del “diritto della forza”. Il vissuto drammatico e doloroso del nostro popolo è ancora più acuto e ingiusto se l’informazione non circostanziata pone modalità illegali al di sopra del debito diritto, in particolar maniera quando i cambiamenti delle frontiere sono un “fatto giornalistico e d’opinione” rispetto alla realtà.
Ambasciatore Yevhen Perelygin