«Cani, gatti, cavalli, asini, conigli: spesso sono loro i terapisti migliori per malati, bambini, anziani, persone con disabilità o con disagio e marginalità sociale». È quanto afferma l’assessore regionale pugliese Raffaele Piemontese durante la presentazione della Pet Theraphy a San Severo, il 24 luglio 2019. «Siamo il Consiglio regionale che ha approvato la Legge “Interventi assistiti con gli animali. Riabilitazione attraverso l’utilizzo del cavallo-ippoterapia”, sostituendo una legge del 2008 che non aveva trovato mai attuazione. La pet therapy, oggi IAA (Interventi assistiti con gli animali), è una realtà che coinvolge equipe multidisciplinari con figure professionali e operatori in possesso di specifica formazione».
La scelta di questa cura alternativa e aggiuntiva dall’opinione pubblica è stata apprezzata. Come pure la pubblicizzazione che ha svolto l’assessore. Si attendeva da qualche tempo una sua normativa, che potesse disciplinare centri per l’assistenza e perciò dotarli di mezzi e strumenti.
Quello che ha fatto interrogare il mondo sociale, i cittadini, chiunque abbia un animale domestico in casa è stata la iniqua decisione di vietare le spiagge agli animali di grosso taglio. Iniqua poiché fino a un anno fa le spiagge pugliesi erano animal-friendly. Invece, da quest’anno per le modifiche alla Legge Regionale 56/2018, approvate a metà giugno 2019, la Puglia vieta categoricamente l’accesso in spiaggia agli animali. La sensazione inizialmente provata, ma che rimane totalmente in ogni cittadino che sceglie di avere un cane o un gatto in casa e non poterlo portare con sé al mare, e che in Puglia il medioevo sia ritornato. Una paura non circostanziata perché si paventano –anche se non è un dato ufficiale- aree riservate agli animali, aree a discrezione di chi gestisce un lido.
Ovviamente all’assessore e alla Regione Puglia, sia sui social, sia a mezzo stampa, son state rivolte domande per tal decisone. Il mondo associativo che tutela gli animali si è letteralmente scagliato contro. Eppure poco più di qualche giorno dopo l’iniqua decisone a Vieste una coppia di cani bagnino hanno lavato la vita a dei ragazzi. Certò, il cane bagnino è un animale ben addestrato e controllato da chi svolge l’attività di soccorso nautico sulle spiagge. Tuttavia non placa l’opinione pubblica sul divieto imposto. È come negare un diritto a chi ci tiene compagnia senza un grazie, a chi ci assiste senza un compenso, a chi ci regala felicità senza avergliela chiesta.
Interpellato l’assessore Piemontese sul gigantesco passo indietro fatto della Regione Puglia, pubblicamente sui social, aggiungendo un particolare importante, quello che la pet therapy può essere applicata anche sulle spiagge, ha risposto: «Premesso che la IAA, come è stato illustrato ieri sera a San Severo, è un’attività peculiare che si svolge in luoghi autorizzati dalle ASL, semplicemente ho riproposto il contenuto dell’Ordinanza balneare 2019, all’articolo 3, lettera q):
“• il titolare di concessione demaniale potrà consentire l’accesso, nell’ambito della propria struttura balneare, di animali d’affezione di piccola taglia, in regola con le vaccinazioni igienico-sanitarie previste, sotto uno o più ombrelloni posti in zona retrostante ovvero in posizione tale da non arrecare disturbo o disagio agli altri utenti. Gli animali dovranno essere portati in braccio o in trasportino fino all’ombrellone assegnato e dovranno essere sempre mantenuti al guinzaglio. I proprietari dovranno comunque assicurare l’aspetto igienico-sanitario, sia a tutela dell’animale, sia per quanto attiene alla pulizia dell’area occupata;
• nelle spiagge libere è consentito l’accesso di animali d’affezione di piccola taglia, secondo le prescrizioni sopra stabilite;
• ciascun Comune potrà autorizzare i concessionari che lo richiedano ad attrezzare con opere leggere e di facile rimozione, all’interno del perimetro in concessione, apposite aree per animali d’affezione secondo quanto disposto dagli appositi regolamenti, adottati dai Comuni e dai servizi veterinari delle AA.SS.LL. competenti per territorio, tenuto conto che tali zone dovranno essere dotate di accesso indipendente e individuate in modo da non arrecare danni e disturbi all’utenza circostante. L’accesso è comunque consentito solo agli animali d’affezione in possesso di certificazione sanitaria non anteriore a mesi sei;
• i proprietari e/o i detentori degli animali sono, in ogni caso, responsabili del comportamento dell’animale a tutti gli effetti di legge, come specificato dall’art. 2052 del Codice Civile”».
Nulla da eccepire sulla “dogmatica” risposta assessorile, molto normativa e poco politica socialmente utile. Ma c’è un particolare: chi e come definisce animale di grossa taglia? Se un cane “privato” è stato addestrato al soccorso e salvamento, alla difesa, alla cura, questo può accedere al lido, ovviamente con il documento che lo attesta, senza che il gestore gli neghi la permanenza? Particolari che andrebbero discussi e semmai introdotti in una legge regionale che ha solo vietato l’accesso al mare a animali di grossa taglia.
E ancora, sempre sui social, chiedono a Raffaele Piemontese «I cani addestrati al salvamento e i cosiddetti animali salvavita riconosciuti, come per esempio cani guida per i non vedenti, i cani per diabetici, ecc., hanno pieno e libero accesso?».
Domande lecite, anzi doverose giacché la scienza nel caso dei diabetici riconosce il cane come “salvavita”, e non è un dettaglio, caro assessore e presidente Emiliano.
In futuro, molto prossimo, si spera che la Regione Puglia riveda l’iniqua decisione di vietare l’accesso in spiaggia agli animali di grossa taglia (che poi son quelli che fisicamente riescono a salvar la vita alle persone), riformulando la Legge regionale 24/2016 a favore dei nostri amici animali, evitando future magre figure come è avvenuto per il “plastic free” sulle spiagge pugliesi dove il TAR l’ha bocciato. Ma quest’ultima è una decisione giurisprudenziale che l’UE ha già normato per l’entrata in vigore tra qualche anno e che la Regione Puglia avrebbe voluto anticipare i tempi senza tener conto di tutte le problematiche connesse alla sua attuazione. Ma il TAR perché non interviene anche per gli animali domestici?