Nei giorni scorsi si è svolta una messa in ricordo del grande artista Pinot Gallizio, originario di Arnasco. Negli ultimi anni nel comune dell’ entroterra ingauno si sono organizzate tutta una serie di importanti iniziative per ricordare l’artista informale che è considerato una delle più illustri figure della cultura italiana del Novecento. Ed in paese, su iniziativa di un gruppo di cittadini, si sta ora pensando di organizzare per l’anno prossimo altri eventi in occasione dell’ anniversario dei 110 anni dalla nascita del grande concittadino che nacque il 12 febbraio del 1902 da Innocente Gallizio e Teresa Chiarlone. Fra le iniziative che sono allo studio vi sono un convegno, la proiezione del film realizzato per ricordare degnamente l’ artista dalla Fondazione Ferrero di Alba; una mostra di documenti originali e di alcune opere di Gallizio, oltre all’ esposizione di due opere di “Peinture d’ensemble” realizzate, ispirandosi al Maestro, da diversi artisti in occasione di due apposite manifestazioni svoltesi a Celle e Quiliano proprio per ricordare il grande inventore della pittura industriale. Gallizio fu infatti uno degli artisti europei più impegnato nel combattere la mercificazione dell’arte, che si era sviluppata, a partire dal secondo dopoguerra, anche in Europa. Prima ancora dell’avvento di Andy Warhol e della Pop Art (che ebbero esiti ben diversi dal movimento di cui Gallizio fu fondatore) il pittore (che morì nel febbraio del 1964), sosteneva che l’opera d’arte doveva essere popolare, ma non sottostare al ricatto della legge di mercato. L’arte doveva essere diffusa, l’artista doveva saper comunicare e promuovere le sue opere, doveva essere un operatore culturale, ma sempre in grado però di non farsi ingabbiare da galleristi, collezionisti, critici, giornalisti e media: restare libero e non schiavo del suo stesso prodotto. Gallizio cercò sempre di mantenersi slegato dalla legge di mercato, restò in opposizione al sistema (fu anche consigliere comunale del Partito Comunista Italiano ad Alba), difese gli Zingari e si oppose alla grande ondata di richiesta artistica proveniente da una sempre più ricca borghesia e potente società di massa. Gallizio arrivò a vendere i propri quadri addirittura un tanto al metro, cioè a centimetri ed a cifre irrisorie : “ Tutti in casa- diceva – hanno diritto ad avere un’opera d’arte”. Nasceva così la Pittura industriale, legata direttamente sia alla pittura situazionista che al gruppo Cobra. Ad Alba il 29 settembre 1955 al primo piano dell’edificio di Via XX Settembre n.2, venne siglato dagli artisti, che poi diverranno fraterni, Asger Jorn, Piero Sismondo e Pinot Gallizio, l’atto di fondazione de Il Laboratorio Sperimentale del Movimento Internazionale per una “Bauhaus Immaginista”, che era in dichiarata contrapposizione con quello razionalista diretto da Max Bill a Ulm in Germania. Tra il 1955 ed il 1964 Casa Gallizio ad Alba fu un crocevia fondamentale di scambio tra l’arte italiana e quella nordeuropea. Fu luogo di incontro tra importanti artisti e pensatori del nostro recente passato, qui si confrontarono i membri dell’Internazionale Situazionista da Debord a Constant, da Asger Jorn ad Appel agli italiani Baj e Sottsass. Qui soggiornarono per vari periodi maestri quali Lucio Fontana e Mario Merz. Di tutte queste cose e del famoso convegno di artisti, svoltosi a Cosio d’Arroscia, nel 1957, e conclusosi con la nascita dell’ Internazionale Situazionista, si parlerà certamente nel convegno che si terrà (si spera a Pandemia superata) l’anno prossimo per il centodecimo anniversario della nascita dell’ artista. Nella sua avventurosa e breve vita (morì d’infarto a soli sessantadue anni) Pinot non fu soltanto un grande pittore, ma anche archeologo, uomo politico, botanico, soldato, erborista, editore, sommelier, scienziato, farmacista, assessore comunale, poeta, promoter sportivo (sostenne il palio degli asini e il pallone elastico). Ma la sua intuizione più innovatrice per il mondo dell’arte fu quella di sognare un mondo nel quale tutti potessero possedere un’opera d’arte e questo sarebbe stato possibile solo grazie all’ arte industriale. Grazie alle macchine di Gallizio, l’arte si sarebbe diffusa ovunque, ma l’artista morì troppo presto e non potè portare a compimento la sua intuizione.
CLAUDIO ALMANZI