San Giorgio e le tradizioni del 23 aprile

San Giorgio, le tradizioni italiane del 23 aprile. Patrono dell’Inghilterra, il santo guerriero è il protettore dei soldati e degli schermitori.
San Giorgio
Le notizie biografiche sul santo guerriero sono piuttosto scarne. Nato in una famiglia di cristiani, intraprese la carriera militare. A causa della sua fede religiosa venne arrestato e condannato a morte per non aver voluto sconfessare il suo credo.
La leggenda vuole che san Giorgio abbia sconfitto un ferocissimo drago, simbolo del male e della corruzione. In merito esistono varie storie.
Secondo una leggenda, in Libia si nascondeva un mostro crudele che veniva placato fornendogli giornalmente carne di animali. Quando però iniziarono a scarseggiare le bestie si iniziarono a scegliere delle vittime umane. Si sarebbe dovuta sacrificare anche la figlia del re ma il suo destino cambiò grazie al santo guerriero. Quando il santo venne informato della situazione si recò immediatamente sul luogo e con grande abilita decapitò il drago e salvo la bella principessa.
All’epoca delle crociate, il mostro venne associato alla religione islamica e così il santo divenne fra i più venerati e popolari.
Dal XIV secolo, in Inghilterra esiste l’ordine dei cavalieri di san Giorgio, che si ispira proprio al celebre martire.
Le tradizioni italiane
Il 23 aprile è festa in molte città italiane come Genova. A Vieste si svolge una processione suggestiva seguita da una corsa a cavallo.
Invece, a Milano si prepara il pan de meij o pan meino, che veniva preparato con il miglio ed i fiori di sambuco. Questo pane dolce è consumato ancora oggi anche se il miglio è stato sostituito dalla farina mais. Si tratta di un dolce casalingo preparato con pochi e poveri ingredienti che, una volta, si gusta per la festa di san Giorgio.
L’usanza di preparare il pan de meij il 23 aprile è probabilmente collegata ad antiche consuetudini. I lattai erano soliti rinnovare i contratti con gli allevatori proprio il giorno della festa del loro protettore, ossia san Giorgio. Nasce così l’abitudine di festeggiare consumando il pan meino accompagnato con della panna o con un bicchiere di latte.