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Serve continuità, stop alla crisi di Governo

Con la crisi dell’Esecutivo anche in Sardegna a rischio ripresa, investimenti, imprese, lavoro e insularità. La preoccupazione di Confartigianato Sardegna per le 35mila imprese artigiane e i 90mila dipendenti. Lai e Serra (Confartigianato Sardegna): “Il Governo finisca il lavoro e traghetti l’Italia verso la ripresa: basta incertezze”.  Otto differenti effetti mettono a rischio a livello nazionale 49,5 miliardi di euro, pari a 2,5 punti di PIL.

Siamo in un momento storico straordinariamente complicato e siamo molto preoccupati. I partiti, in modo bipartisan, devono prendersi la responsabilità di garantire all’Italia, ai cittadini e alle imprese la stabilità necessaria a gestire l’emergenza e costruire una prospettiva economica e sociale che guardi al bene comune. E’ insensata una crisi di Governo in questo momento perché il Paese e gli imprenditori rischiano di pagare un prezzo altissimo. Serve uno straordinario senso di responsabilità da parte di tutti per assicurare governabilità e stabilità, indispensabili in una fase economica e sociale così difficile”.

Lo affermano Maria Amelia Lai e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna.

Ci auguriamo che tutti i partiti del Governo Draghi lavorino per ricomporre la maggioranza in questi cinque giorni che ci separano da ritorno del Premier alle Camere, mercoledì prossimo. Alle 35 mila imprese artigiane sarde, con i loro quasi 90mila addetti – proseguono Lai e Serranon mancano la capacità di resilienza e la volontà di ripartire dopo la crisi pandemica, ma sulla loro strada si moltiplicano ostacoli vecchi e nuovi. In questa estate rovente sono almeno quattro le grandi emergenze, scatenate o peggiorate dal conflitto in Ucraina, con le quali devono fare i conti: cibo, energia, acqua e lavoro. Per non pensare all’approvazione della condizione di Insularità per la quale stiamo lottando da anni. Su questi, e altri temi, non possiamo permetterci stop”.

Confartigianato, a livello nazionale, ha calcolato le conseguenze che potrebbero essere provocate dalla crisi di governo. Gli otto differenti effetti mettono a rischio 49,5 miliardi di euro, pari a 2,5 punti di PIL e delineano un rischio occupazione almeno per 10mila lavoratori in Sardegna nel sistema dell’artigianato (253mila in Italia).

In particolare, secondo l’analisi di Confartigianato la crescita degli investimenti si ridurrebbe di 5 miliardi di euro, verrebbero meno circa 11 miliardi di interventi contro il caro-energia per famiglie e imprese che pagherebbero anche 3 miliardi in più per il rialzo dei tassi di interesse sui prestiti bancari, dovremmo rinunciare a 3,9 miliardi di effetto espansivo della legge di bilancio 2023, mentre peserebbe per 3,6 miliardi la deviazione dal sentiero di riduzione della pressione fiscale.

E ancora, un incompleto raggiungimento degli obiettivi del Pnrr metterebbe a rischio 17,8 miliardi di finanziamenti Ue, il blocco dei crediti fiscali per i bonus edilizia peserebbe per 5,2 miliardi sulle imprese con la perdita di 47mila occupati e la minore domanda di lavoro e i mancati effetti espansivi della politica fiscale potrebbero mettere a rischio oltre 206mila persone, con un effetto recessivo complessivo su 253mila posti di lavoro.

Serve invece continuità – aggiungono Presidente e Segretarioche garantisca la possibilità di trovare tutti assieme nuove politiche di rilancio per il Paese e per i diversi territori che lo compongono. Serve una visione chiara, impegni precisi e mantenuti con coerenza. Quello di cui non abbiamo bisogno sono i “passi indietro”, come nel caso della vicenda dei bonus edilizia che, dopo mesi di stop and go normativi, vede oggi migliaia di imprenditori con i crediti fiscali bloccati e in balia dell’incertezza. Ora la crisi di Governo rischia di fare altrettanto con tanati altri importanti dossier aperti”.

Dalla tempesta del Covid siamo usciti con la consapevolezza che la Sardegna e l’Italia hanno retto anche grazie a noi e che il nostro modello di impresa è stato determinante nel sostenere il tessuto economico e sociale italiano – concludono Lai e Serral’orgoglio, la passione, la voglia di farcela non ci mancano. Non saremmo imprenditori se non avessimo la forza di metterci alla prova ogni giorno. Quello che vogliamo è un Paese che sostenga con convinzione 4 milioni di “piccoli giganti” coraggiosi che contribuiscono a fare dell’Italia la seconda manifattura d’Europa e che si battono per restare competitive, nonostante tutto”.

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