Le Berte sono degli uccelli molto particolari, che per le isole Tremiti rappresentano un vero e proprio simbolo identitario.
Tra leggenda e realtà, le Berte sono le mascotte dell’arcipelago delle isole Tremiti. Per quanto uccelli migratori, la loro presenza nei sei mesi più caldi nelle isole e nelle coste rocciose del Mediterraneo le hanno rese una delle principali specie della nostra avifauna. E il loro legame con l’arcipelago “Diomedeo” è sempre stato molto stretto. Scopriamolo insieme.
Le Berte: migratrici con la passione per il Mediterraneo
La vita di questi particolari uccelli, bravissimi pescatori, si divide tra l’Africa atlantica e le nostre coste affacciate sul Mediterraneo. Nei mesi più freddi, infatti, migrano a sud, verso l’Africa, costeggiandone il lato occidentale bagnato dall’oceano Atlantico. Ma a partire dalla primavera (o anche prima, fa febbraio) questa specie si sposta nuovamente verso il Mediterraneo, stabilendosi lungo le coste più rocciose (anche se la maggior parte della loro vita è in mare aperto, a caccia di pesce o – furbamente – al seguito dei pescherecci).
Una questione di naso
Una ricerca svolta tra 2010 e 2011 da team internazionale composto da ricercatori delle Università di Pisa e delle Azzorre, del Max Planck Institute per l’ornitologia tedesco e del Centre national de la recherche scientifique francese (CNRS) ha dimostrato come il loro incredibile senso d’orientamento non sia legato alla percezione del campo magnetico terrestre, quanto all’olfatto.
I ricercatori hanno osservato che, in un gruppo di 24 berte, le 8 senza vincoli e le 8 a cui era stato installato un dispositivo che ne alterava la percezione del campo magnetico terrestre non avevano problemi ad orientarsi come sempre. Le ultime 8 invece, cui era stato temporaneamente alterato l’olfatto, dimostrarono grandi difficoltà nell’orientamento, riuscendo con fatica a tornare alla loro colonia abituale.
Un uccello di mare
La berta passa veramente moltissimo tempo in mare aperto, dove caccia con maestria e astuzia. Questa sua abilità è sottolineata anche dal suo nome scientifico, “Calonectris”, che significa “buona nuotatrice” (in greco antico kalos significa “buono”, nectris significa “nuotatore”). Spesso gli scarti della lavorazione del pesce portata avanti in mare aperto dai pescherecci rappresentano un’importante fonte di sostentamento per le berte.
Gli uccelli Diomedei
Ma il significato del nome di questa specie di uccello non si ferma qui. Il nome completo delle Berte maggiori è infatti “Calonectris diomedea”, e questo secondo termine nasconde una storia affascinante, legata alle isole Tremiti. Presso l’arcipelago, infatti, ogni anno si radunano tante coppie di Berte, che sono un po’ il suo simbolo.
L’aggettivo “Diomedea” (come del resto le isole dell’arcipelago) deriva dalla leggenda che vorrebbe che dopo la morte di Diomede, presso le Tremiti, i suoi compagni si siano così addolorati da spingere Afrodite a trasformarli in uccelli, le Berte. Il loro canto infatti assomiglia a un lamento straziato, come quello che avrebbero prodotto i compagni di Diomede al tempo.
Le Berte minori
Le berte osservabili alle Tremiti e in giro per il Mediterraneo però non sono solo quelle di cui abbiamo parlato finora (le Berte Maggiori). Accanto alle Berte Maggiori “Diomedee” ci sono le berte minori: rispetto alle sorelle hanno un piumaggio più scuro sulla schiena, un becco scuro (non giallo) e una stazza decisamente minore.
Inoltre questi uccelli hanno delle migrazioni meno studiate e apparentemente più brevi, che li vedono migrare verso il Mar Nero o le zone limitrofe.