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Consiglio ONU dei diritti umani. Evento sulla recrudescenza dei crimini della milizia Polisario nei campi Saharawi in Algeria

Nel quadro dell’attività della 52a sessione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (CDH), la ONG l’Osservatorio Internazionale per la Pace, la Democrazia e dei Diritti (IOPDHR-GINEVRA), lancerà un nuovo allarme alla comunità internazionale sulla catastrofica situazione dei sequestrati nel territorio algerino Tindouf. L’evento è previsto nell’ambito della conferenza-dibattito che questa ONG indipendente organizzerà a Ginevra il 10 marzo sul tema “La protezione dei profughi nei campi di Tindouf e la responsabilità dello Stato algerino: l’allarmante escalation delle violazioni da parte del gruppo Polisario”.
In questa occasione verranno lette le grandi linee del rapporto IOPDHR-GINEVRA sull’attuale situazione dei diritti umani nei campi di Tindouf in Algeria.
Interverranno alla conferenza, la ​​Presidente dell’Osservatorio IOPDHR-GINEVRA, Aicha Duihi; Karima Rhanem, Presidente del Centro Internazionale per la Diplomazia e Zouhair El Youbi, Presidente dell’Associazione Convergenze delle Culture.
Assi principali
L’allarmante recrudescenza delle violazioni dei diritti umani nei campi di Tindouf: una lettura del rapporto dell’Osservatorio sulla situazione dei diritti e delle libertà nei campi dopo la pandemia COVID; la responsabilità dell’Algeria nei confronti dei campi di Tindouf, in quanto paese ospitante, secondo il diritto internazionale umanitario e la Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, il ritorno alle armi del Fronte Polisario e lo stato di insicurezza nei campi di Tindouf: quali sono le prospettive per proteggere la popolazione dalle violazioni dei diritti umani?
Osservazioni dell’IOPDHR-GINEVRA
In assenza, in Algeria, di un quadro legislativo in materia di asilo in conformità con gli accordi internazionali, la situazione dei saharawi nei campi di Tindouf non ha subito alcun evoluzione e l’Alto Commissariato per i Rifugiati si assume la piena responsabilità di questa situazione nell’assenza del coinvolgimento del paese ospitante (Algeria).
Questa situazione, che dovrebbe essere temporanea, costituisce un’anomalia rispetto al diritto umanitario internazionale a cui sono sottomessi i campi di Tindouf. L’Algeria, in quanto Stato parte della Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati, ha la responsabilità di proteggere la popolazione dei campi presenti sul proprio territorio, sottoponendola alle leggi vigenti nel paese e al medesimo trattamento giuridico vigente, tra cui il diritto alla giustizia.
Tuttavia, l’Algeria non ha mai adoperato per proteggere questi saharawi e li ha lasciati vulnerabili nelle mani della dirigenza del Fronte Polisario, calpestando così i loro diritti.
L’Algeria è inoltre responsabile di tutti gli atti e le azioni illegali a livello internazionale commesse sul suo territorio dal Fronte Polisario, compresa la rinuncia di quest’ultima all’accordo internazionale di cessate il fuoco del 1991 e la sua dichiarazione di ritorno alle armi, in quanto “entità” non facente parte dello Stato algerino. Algeria permette e autorizza Polisario a praticare tali azioni sul suo territorio. La responsabilità algerina è confermata per qualsiasi azione commessa dal Fronte Polisario come gruppo armato che proprio l’Algeria ha sponsorizzato, sostenuto, addestrato e finanziato.
A livello del Diritto Internazionale dei diritti umani, il trasferimento da parte dello Stato parte di tutti i suoi poteri politici, militari, giudiziari e amministrativi, inclusa la protezione dei diritti umani, solleva molte inquietudini all’interno della comunità internazionale.
Oltre ad essere inaccettabile in quanto rappresenta una violazione delle regole del Diritto Internazionale, questa situazione costituisce una grande sfida per il diritto internazionale, dal fatto che le disposizioni del Patto Internazionale relativo ai Diritti Civili e Politici non possono essere rispettate e le vittime delle violazioni non hanno ricorso ai tribunali dello Stato parte, venendo così private ​​della possibilità di esercitare il proprio diritto alla giustizia; Ciò rappresenta una conseguenza naturale dell’esclusione di questa regione e dei suoi abitanti dall’applicazione delle leggi nazionali e degli obblighi internazionali pertinenti.
La giustificazione dell’Algeria di conferire suo mandato al Fronte Polisario, come atto di ospitalità, è, infatti, una sottrazione dell’Algeria come paese ospitante dai suoi obblighi internazionali e una continuazione nel percorso da imporre da parte di uno stato di fatto, la gestione dei campi di Tindouf da parte del Fronte Polisario, divenuto un facto inaccettabile, perché costituisce una flagrante violazione delle regole del diritto internazionale, in particolare con la presenza di un soggetto che pretende avere elementi di uno “Stato” all’interno dello Stato, con un servizio di sicurezza, militare e giudiziario.
Non vi è alcuna “delega” di sovranità e quindi di responsabilità da parte dello Stato ad un entità non statale, per di più militare, sul suo territorio.

Da quasi cinque decenni, che i campi di Tindouf nel sud-ovest dell’Algeria vivono in un’anarchia giuridica senza precedenti nella storia dei “campi profughi” nel mondo, dove migliaia di saharawi vivono in condizioni disumane sotto tende o case di fango e dipendono principalmente dagli aiuti umanitari internazionali per i prodotti di prima necessità.
Il Polisario gestisce i campi al posto dello Stato algerino (paese ospitante), contrariamente alle regole del Diritto internazionale e lontano dallo sguardo della comunità internazionale, mentre le operazioni di osservazione internazionale sono sporadiche o parziali e non possono rivelare totalmente questo carattere sistematico di gravi violazioni dei diritti umani commesse contro la popolazione dei campi di Tindouf.

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