Balene spiaggiate o ferite mortalmente: è quel che si rischia con la recente scoperta di nuovi depositi di gas nel Mediterraneo orientale e il conseguente sfruttamento offshore delle fonti fossili. L’allarme arriva dall’ultimo rapporto di Greenpeace Italia, che rivela i rischi per la biodiversità marina connessi alle nuove infrastrutture energetiche in cantiere nei nostri mari, come il gasdotto EastMed o i terminali di rigassificazione.
Tra i rischi principali, c’è il crescente uso del sonar militare per la protezione dei confini marini e delle infrastrutture fossili, identificato da tempo come una grave minaccia per le specie di cetacei sensibili ai rumori, come gli zifi, già a grave rischio di estinzione nel Mediterraneo. Pur di allontanarsi da questi impulsi sonori a oltre 200 decibel, le balene sono spinte a nuotare per centinaia di miglia, rischiando di ferirsi mortalmente o di perdere l’orientamento. Il sonar usato durante le esercitazioni militari è tra le cause più probabili dei recenti spiaggiamenti di massa nel mar Mediterraneo. L’ultimo risale a febbraio, quando dodici zifi sono stati trovati sulla costa nordoccidentale di Cipro, morti o moribondi, con le orecchie sanguinanti.
«La corsa al gas nel Mediterraneo orientale aumenta la presenza militare nell’area e pone una seria minaccia non solo alla pace e al clima, ma anche alla biodiversità marina, già gravemente impattata dalle attività umane», afferma Sofia Basso, Research campaigner di Greenpeace Italia.
Il tracciato del gasdotto EastMed, candidato a entrare per la sesta volta nella lista dei Progetti di Interesse Comune dell’Unione Europea, che beneficiano di fondi comunitari e di una procedura accelerata, passerà per diverse aree marine ecologicamente o biologicamente significative, per le quali sono state avanzate richieste di protezione. Tra queste c’è il canale di Otranto, al largo della Puglia, noto per ospitare il raro corallo bianco. L’area è anche un habitat fondamentale per gli zifi, le stenelle striate, le foche monache e le tartarughe caretta. Il gasdotto EastMed partirà da Israele per poi collegarsi al tratto offshore del gasdotto Poseidon dalla Grecia all’Italia, fino a Otranto, con il rischio di un impatto negativo sulla vita marina nell’area.
Il rapporto di Greenpeace Italia arriva a poche settimane da un’importante spedizione scientifica sulla popolazione di mammiferi marini nelle acque profonde della Zona Economica Esclusiva (ZEE) di Israele, condotta da Greenpeace Israele e da studiosi di spicco dell’università di Haifa. Si tratta di circa 6.000 chilometri quadrati di mare quasi completamente inesplorati, che verranno a breve toccati da nuove trivellazioni per l’estrazione di gas e petrolio da destinare all’esportazione.
Per la tutela del clima, della pace e della biodiversità, Greenpeace chiede all’Italia e all’Europa di non sostenere politicamente o economicamente né il gasdotto EastMed, né le altre infrastrutture fossili in progetto nel Mediterraneo orientale.