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Da Ponente a Genova per Artemisia Gentileschi

GENOVA- A Genova evento imperdibile: a Palazzo Ducale la mostra “Artemisia Gentileschi. Coraggio e Passione”. Sono numerosi da Ventimiglia ad Albenga gli appassionati d’arte che hanno già visitato, o sono in procinto di farlo, la mostra dedicata all’artista romana. Nell’appartamento del Doge e nella Cappella Dogale sono esposte le opere della prima donna ad essere ammessa in un’Accademia d’arte. Artemisia fu anche la prima donna ad essere riconosciuta quale artista.                                                               La mostra, che è stata curata da Costantino D’Orazio con la collaborazione di Anna Orlando, rientra nell’ambito delle iniziative di Genova Capitale Italiana del Libro 2023.                                                                   All’interno del percorso espositivo una particolare attenzione è stata posta al travagliato rapporto con il padre Orazio Gentileschi, illustre pittore dell’epoca, amico di Caravaggio e maestro di Artemisia, sfociato poi in una vera e propria rivalità. Proprio per comprendere la complessità di questo rapporto l’allestimento ha privilegiato la disposizione di varie tele poste in dialogo fra loro  in modo da poter verificare la passione e la forza espressa da Artemisia che in tutti i modi ha cercato riuscendoci a superare il linguaggio artistico del padre. Nella stupenda mostra Artemisia ed Orazio vengono anche messi in dialogo con la poetica e lo stile di Caravaggio.                                                                                                            “Tra vicende familiari appassionanti, soluzioni artistiche rivoluzionarie, immagini drammatiche e trionfi femminili, la mostra – spiegano gli organizzatori – a cura di Costantino D’Orazio, offre un ritratto fedele della complessa personalità di una delle più celebri artiste di tutti i tempi, attraverso oltre 50 dipinti provenienti da tutta Europa”.                                          Da segnalare anche un prezioso catalogo, edito da Skira, ed a cura anche questo di Costantino D’Orazio. Il catalogo presenta interessanti testi di Pietrangelo Buttafuoco, Riccardo Lattuada, Anna Orlando, Yuri Primarosa e Claudio Strinati.                                                                                                       La mostra “Artemisia Gentileschi. Coraggio e Passione” rientra nel progetto “L’Arte della solidarietà” realizzato da Arthemisia con Komen Italia, charity partner della mostra.
Unire l’arte con la salute, la bellezza con la prevenzione: è questa l’essenza di un progetto che vede il colore rosa della Komen Italia fondersi con i capolavori esposti nelle mostre. Una parte degli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti di ingresso della mostra verrà devoluta da Arthemisia per la realizzazione di specifici progetti di tutela della salute delle donne. Con questa partnership Komen Italia si prepara al grande evento nazionale per festeggiare il suo 25esimo anno della “Race for the cure” il prossimo maggio 2024.       

                                                                          CLAUDIO ALMANZI

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Un commento

  1. Artemisia Giuditta Gentileschi, fu violentata in gioventù, forse proprio a bottega del padre, pittore di una certa fama che seguiva i dettami pittorici del Caravaggio.
    Perché iniziare un saggetto su Artemisia parlando del suo stupro: perché da allora ella iniziò a vivere come un maschi, tirava di scherma per difendersi, iniziò a fare il pittore e anche se il padre non voleva, ella divenne la più brava della bottega.
    Iniziò ad avere committenze, ma il padre l’affiancava sempre con un maschio di bottega: quindi i suoi primi quadri non le vengono attribuiti del tutto, ma i colori forde qualche disegno minore etc. etc.
    Il primo quadro che le viene attribuito per intero, a diciassettenne(Roma 8 luglio 1593-Napoli, tra il 1654 e il 1656) “Susanna e i vecchioni” 1610.
    Lo stupro portò a un processo e Tassi, il violentato, cercòdi blandirla con un matrimoni riparatore. Tassi la ebbe vinta e addirittura Artemisia viveva con lui come se fosse il marito, e aveva regolari rapporti sessuali.

    Chissà se nell’opera maggiore ci sia una sublimazione metaforica dei sui recondi reconditi desideri: ” Giuditta che decapita Oloferne” 1612-1613, opera, essendo io napoletano, sta a Napoli nella pinacoteca del Museo del Bosco di Capodimonte.

    Ricordiamo anche “Giuditta con la sua ancella” 1618-1619, Palazzo Pitti Firenze

    Inoltre “Ritratto di gonfaloniere” 1622 Palazzo d’Accursio, Bologna

    Anche “San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli” 1636-1637 cattedrale di Pozzuoli.

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