Sono la presenza della stazione di alimentazione supplementare e le condizioni climatiche favorevoli,
soprattutto quando i venti provengono da Sud Ovest, Ovest o addirittura Nord Ovest, le principali ragioni che hanno favorito la colonizzazione spontanea di una coppia di Capovaccai nelle falesie di Capo Caccia,
all’interno del Parco di Porto Conte. Tale colonizzazione è molto significativa, tanto più se si considera la
stanzialità della coppia, che nel tempo ha dimostrato una certa sedentarietà tra le falesie del Nord Ovest
Sardegna, e il fatto che non esista traccia documentale circa la presenza stabile in passato del capovaccaio in Sardegna. Lo sostiene un articolo pubblicato di recente sulla rivista Ethology Ecology & Evolution. Il lavoro degli studiosi Davide De Rosa, Jacopo Cerri, Ilaria Fozzi, Marco Muzzeddu, Dionigi Secci e Fiammetta Berlinguer, autori dell’articolo, conferma ancora una volta l’importanza delle azioni attuate nell’ambito del progetto LIFE Safe for Vultures e destinate ad assicurare la sopravvivenza e il benessere a lungo termine del Grifone in Sardegna. In questo caso, il Grifone funge da specie ombrello visto che le azioni realizzate per la sua conservazione portano indirettamente benefici anche ad altre specie presenti nel suo areale.
Lo studio si basa sulle attività di monitoraggio condotte sul campo a partire dal 2019, quando si è registrato il primo insediamento e la prima nidificazione in Sardegna del Capovaccaio, alla quale in questi anni ne sono seguite altre. Il Capovaccaio è un avvoltoio di medie dimensioni, ritenuta la specie di uccello nidificante più minacciata in Italia, con solo 8-13 coppie nidificanti nel 2023 distribuite in tre Regioni del Sud Italia. Il carnaio centralizzato era stato realizzato dall’Agenzia Forestas in collaborazione con l’Università di Sassari e il Parco naturale regionale di Porto Conte nell’ambito del progetto LIFE Under Griffon Wings, di cui LIFE Safe for Vultures e i suoi partner – il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Sassari, che è il capofila, l’Agenzia Forestas, il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, E-Distribuzione e la Vulture Conservation Foundation – si ripropone di estendere al resto dell’isola i risultati ottenuti nel Nord Ovest Sardegna. L’obiettivo era quello assicurare l’aumentato fabbisogno alimentare, generato dal ripopolamento del Grifone attraverso l’introduzione di individui provenienti dalla Spagna e da alcuni zoo europei.
L’analisi in loco, che è stata illustrata per la prima volta in occasione di un’importante conferenza internazionale che si è tenuta lo scorso novembre a Cáceres, in Spagna, ha permesso di monitorare il nido attraverso osservazioni dirette e l’utilizzo delle foto-trappole di cui è dotata la stazione di alimentazione. È stato così possibile datare intorno al 5 luglio 2019 la schiusa dell’uovo e verso il 21 settembre dello stesso anno il primo volo del giovane. Ne dà la conferma il fatto che i due Capovaccai adulti abbiano aumentato la frequentazione della stazione di alimentazione a ridosso di quelle date. «Questo studio segna un passo importante nella conservazione del Capovaccaio in Italia e fornisce elementi interessanti rispetto a questo caso di colonizzazione spontanea», osservano gli studiosi. «È importante soprattutto il fatto che l’attrattività dell’habitat per gli uccelli necrofagi è legata alle attività del progetto LIFE, oltre che allo stato di protezione assicurato dal Parco di Porto Conte per ridurre il disturbo – proseguono – questo consentirà di indirizzare al meglio i futuri sforzi di conservazione, che saranno accompagnati dal monitoraggio continuo e dalle analisi genetiche per valutare l’origine degli individui».