È di questi giorni l’annuncio della modella italiana Bianca Balti di avere un cancro ovarico, il
settimo tipo di tumore femminile più diffuso a livello globale.
Uno dei fattori di rischio è rappresentato dalla mutazione del gene Brca1, diagnosticata anche a
Bianca Balti. Nel 2022, la modella italiana aveva reso noto di essere portatrice di questa
mutazione genetica e, in seguito, aveva deciso di intraprendere un percorso di prevenzione,
sottoponendosi a una doppia mastectomia. Aveva inoltre annunciato di avere fatto ricorso al
cosiddetto “social freezing”, la crioconservazione degli ovociti, con l’obiettivo di preservare i suoi
ovociti per una possibile gravidanza in futuro, mediante trattamenti di procreazione
medicalmente assistita (PMA).
L’annuncio di Bianca Balti sulla propria patologia ha riaperto la discussione sulla relazione tra la
stimolazione ormonale per la conservazione degli ovociti e l’aumento del rischio di insorgenza di
tumore ovarico. A questo falso mito risponde il professor Mario Mignini Renzini, referente
medico per gli aspetti clinici dei Centri Eugin in Italia e professore di ginecologia e ostetricia
presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca. “Non ci sono evidenze scientifiche di una
correlazione tra il cancro ovarico e la stimolazione finalizzata alla crioconservazione degli
ovociti. Anzi, questo percorso viene indicato come forma preventiva per preservare la propria
fertilità proprio in caso di diagnosi di patologie oncologiche, tra cui il tumore all’ovaio, o prima
dell’asportazione delle ovaie a seguito dell’individuazione della mutazione dei geni Brca1 e
Brca2. Le pazienti che vogliono sottoporsi a questo trattamento per concedersi maggiori
possibilità di realizzare il desiderio di maternità possono quindi farlo con serenità, rivolgendosi a
ginecologi esperti di medicina della riproduzione, che individueranno il percorso migliore per la
paziente.”