
Quel 25 aprile del 1945, 80 anni fa, è la Primavera dell’Italia. E’ la giornata della Liberazione di Milano.
La Primavera del 1945 è iniziata in ritardo: è iniziata a Torino, il 18 aprile e non si è più fermata.
Era la voglia di una Italia diversa: di una Italia di pace e democrazia.
Quel 25 aprile è stata la giornata della Liberazione definitiva di Milano, è vero, nelle campagne la guerriglia continuava ed è continuata per parecchio. L’Italia era dilaniata da una guerra civile, da un lato chi combatteva per un presente migliore dall’altro chi era ottenebrato dal credo fascista.
Il 25 aprile è insurrezione generale: il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) dà l’ordine di insurrezione generale a tutti i gruppi partigiani. E’ l’atto di fine della Resistenza è la liberazione ufficiale di Milano e Torino.
Gli alleati avanzano, arrivano quasi sempre dietro ai Partigiani, i tedeschi incendiano case, caserme ed archivi, non vogliono lasciare testimonianza, Mussolini è in fuga.
Quel 25 aprile nelle strade di tante città, paesi e borghi d’Italia, si balla, si sorride, si vive nuovamente senza paura, sta tornando la primavera.
Quel 25 aprile è l’inizio di un processo di democrazia che coinvolgerà il nostro Paese per anni perché sì da una dittatura e da una guerra civile non si esce in un giorno!
Da quel 25 aprile inizia nel nostro Paese un processo di democratizzazione: che non può essere mandato in archivio.
Quel 25 aprile: donne e Resistenza
Dimenticate o quasi nella narrazione della Resistenza sono le donne, tante invece sono coloro che oltre ad aver imbracciato il fucile, aver guidato azioni di rilevanza storica, essere state staffette, hanno aiutato, curato e cibato i giovani della montagna, senza pensarci due volte, mettendo a rischio, in un’Italia in guerra, la propria incolumità.
E’ di queste donne, per lo più poco note che noi di Namastè vogliamo iniziare a parlare, 80 anni dopo, perché sì, delle donne poco si parla e quasi mai se ne ricorda il loro valore nel percorso di democratizzazione del nostro Paese. Il nostro impegno a partire dal 26 aprile è lavorare, per quanto ci compete, nel ricordo di tutte le donne che, 80 anni fa, hanno regalato un Paese migliore a figli e nipoti. Secondo ANPI le partigiane combattenti furono 35.000, 20.000 quelle con funzioni di supporto, 1.170 morirono in combattimento, 2.852 furono fucilate o impiccate, 4.653 arrestate e torturate, 1.890 deportate in Germania. Tra il 1943 e il 1945 furono 70.000 le donne che aderirono ai Gruppi di difesa della Donna, organizzazione creata dal Partito Comunista per sostenere la lotta antifascista. Tra il 1927 e il 1943 le donne condannate dal Tribunale Speciale soo 124 e 49 quelle rinviate alla Magistratura ordinaria e condannate per reati politici. Numeri importanti che però, avvertono gli storici, non sono veritieri, secondo ultime ricerche alla Resistenza e alla lotta contro il nazi-fascismo hanno partecipato molte più donne, rimaste però nell’ombra. . Solo ad alcune partigiane combattenti è riconosciuta la Medaglia al valore militare: 16, come è noto, vengono decorate con la Medaglia d’oro, 54 con la Medaglia d’argento e 167 con la Medaglia di bronzo.
Il 25 aprile: va festeggiato, sempre
Il fascismo, come altri totalitarismi novecenteschi è stata una ideologica carica di violenza politica omicida e stragista, l’antifascismo, di contro, ha portato al nostro Paese democrazia e Pace. Il 25 aprile è una data sul calendario, forse, ma è la data di un’Italia nuova nata dal sangue della guerra civile. Ieri come oggi il 25 aprile va cantato, ballato, festeggiato, nelle piazze, nelle vie, nelle case, la fine di una dittatura, la nascita di un’Italia nuova e libera non può e non deve essere una data qualsiasi. La guerra civile, ne siamo consapevoli, non è certo cessata il 26 aprile, anzi è continuata ancora, forse, ,80 anni dopo, non siamo ancora in grado di metterla in archivio ed è proprio per questo che, di contro, è necessario festeggiare l’antifascismo ed il dono della Liberazione.