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In Spagna ed Italia: mondo del calcio in sciopero. Calderoli: non vogliono pagare il fondo di solidarietà?

In Spagna ed Italia: mondo del calcio in sciopero. Calderoli: non vogliono pagare il fondo di solidarietà?Sciopero dei calciatori? Eh si anche in Spagna scarpette appese al chiodo2Non si gioca in Spagna. Nessun accordo fra giocatori e Lega dei club spagnoli e così la minaccia di sciopero dell’11 agosto è diventata oggi realtà: la Liga e la Segunda Division non partiranno. Alla memoria tornano i grandi scioperi dei   calciatori iberici: 1979,  1981 e 1984.

Anche i calciatori dell’italianissima A minacciano lo sciopero, il calcio d’angolo viene però segnato dal ministro Calderoli. “Se dovessero continuare a minacciare lo sciopero o ritorsioni, proporrò che come ai politici anche ai calciatori venga raddoppiata l’aliquota del contributo di solidarietà”. I nostrani giocatori non sembrano nemmeno tanto  propensi  a pagare l’eventuale contributo di solidarietà previsto dalla manovra aggiuntiva, chiedendo alle società di farlo. Calderoli dichiara: “I calciatori fanno i capricci: non so se sia giusto o meno il contributo di solidarietà, ma se c’è qualcuno dovrebbe pagarlo sono proprio i calciatori che rappresentano la casta dei viziati”. L’esponente leghista l’anno scorso propose una riduzione degli stipendi dei giocatori con l’introduzione di un salary cap e la rinuncia ai premi in caso di vittoria del Mondiale. Le dichiarazioni di Calderoli determinarono una dura reazione da parte del portiere azzurro Gigi Buffon e di altri azzurri.’Bisognerà vedere come sarà formulata la legge. Ma se i giocatori pagassero, sarebbe un segnale positivo a prescindere”. Victor Uckmar, avvocato e tributarista, ‘entra in campo’ nel confronto che si annuncia serrato tra società e calciatori sul contributo di solidarietà previsto dal governo nella manovra appena varata. Per il triennio 2011-2013, è programmato un prelievo del 5% per la quota di reddito che eccede i 90.000 euro e del 10% per la quota che supera i 150.000 euro. La misura, inserita nel decreto che sarà all’esame del Parlamento, fa discutere club e giocatori. ”Ho visto alcuni titoli sui giornali… nessuno vuole pagare…”, dice Uckmar, che ha guidato la Covisoc (Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio) dal 1993 al 2011, all’ADNKRONOS.”Bisogna vedere come sarà formulata la legge. Se si trattasse di un tributo autonomo non sarebbe coperto dal contratto stipulato tra calciatore e società. Se, invece, si trattasse di un’aggiunta di aliquota all’Irpef, saremmo nel regime dell’Irpef”. E, in questo caso, l’onere graverebbe sul club. Al di là dell’aspetto tecnico, Uckmar osserva: ”In questo contesto generale, sarebbe un segnale positivo se i calciatori contribuissero a prescindere, visti gli ingaggi che percepiscono”.

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