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A Sutri si ricordano 17 giovani avieri sardi uccisi in una strage nazista il 17 novembre 1943

A Sutri si ricordano 17 giovani avieri sardi uccisi in una strage nazista il 17 novembre 1943
Monumento ai 17 avieri sardi caduti a Sutri. foto di Aldo Borghesi

E’  una storia emozionante quella che apprendiamo da uno spazio web della Tuscia (ontuscia) racconta di anni passati, di guerre, nazismo e soldati.

Giovanni Mezzettieri, Giovanni Mulas, Salvatore Cossiga, Gavino Pilo, Antonio Me, Giuseppe Deroma, Sebastiano Pinna, Giuseppe Canu, Piero Contini, Pasqualino Mereu, Piero Barcellona, Efisio Piras Sono 12 avieri sardi di un gruppo di 17 ventenni che viene ucciso il 17 novembre 1943 nei boschi di Sutri, ad ucciderli ovviamente è la furia nazista. Una tragedia sconosciuta ai più ma nota e viva nella memoria popolare dei sutrini. Nel 1943, la popolazione ha dato degna sepoltura ai giovani avieri ed ha curato l’unico sopravvissuto  Fernando  Zuddas.Questo anno però in onore del 150esimo dell’Unità di Italia il 17 novembre ha assunto un sapore diverso a Sutri dove si è scelto di raccontare la storia dei 17 soldati morti ammazzati dai nazisti affinchè la loro memoria resti forte. SI legge su TusciaOn che alla commemorazione erano presenti: ” le cariche dell’Aereonautica militare, tra cui il maresciallo Skof; l’assessore alla scuola Felice Casini, l’assessore alla cultura Vincenzo Petroni, il preside dell’istituto Piero Silva (scuola Media Aldo Moro ndr)  e la giornalista del Messaggero Lucilla Quaglia, che ha curato personalmente l’articolo dedicato agli avieri caduti e distribuito a tutti i ragazzi della scuola.
I 17 avieri vengono assunti come punto di riferimento storico culturale,  e, ” Lucilla Quaglia ha invece raccontato la storia di Dino Sanna, giornalista sardo che ha contribuito a far luce su quello che successe nel ’43 grazie alla testimonianza del sopravvissuto Zuddas, fuggito al massacro dei suoi compagni.”

Ma quale è la storia di questi 17 giovani? Chi sono?

Si legge online che nel mattino del 17 novembre 1943i  reparti delle SS tedesche catturano nel territorio di Capranica i giovani avieri, sbandati in seguito all’armistizio dell’ 8 settembre. Come tanti altri militari sbandati, vengono sottoposti ad un rapido interrogatorio e dopo vengono fucilati nelle campagne di Sutri in località Montefosco. I giovani vengono dapprima datti salire su un autocarro, giunti in loco vengono  fatti scendere e spinti verso un fossato, mentre camminavano i tedeschi li fucilano. Si salva solo Fernando Zuddas di Sardara (Cagliari), che  sebbene ferito, raggiunge una strada provinciale  ed a Sutri viene accolto e curato.

Dei 17 caduti le salme identificate sono quelle di Piero Contini di Oristano, Giuseppe Canu  di Dorgali, Giuseppe Deroma di Osidda, Sebastiano Pinna di Osidda. Di 8 militari  si conoscono i nomi ma non sono state identificate le salme: Mè Nino, Mezzettieri Giovanni, Cossiga Salvatorico, Mulas G.  Battista, Pilo Gavino  (tutti e cinque di Ploaghe) e inoltre Barcellona Pietro e Mereu Pasqualino, entrambi di Oristano,  nonché Piras Efisio di Iglesias. Non è conosciuta invece l’identità delle rimanenti 5 salme. (Scuola Elmas) Degli avieri si parla anche nelle pagine 207-208 del secondo volume dell’opera “L’antifascismo in Sardegna”, curata da Manlio Brigaglia, Francesco Manconi, Antonello Mattone e Guido Melis, pubblicata dalle Edizioni della Torre, con il patrocinio del Consiglio regionale della Sardegna, nel 1986. Le ricerche continuano e nel 1987 grazie alla memoria di Peppino Montesu di Ploaghe viene contattato “Antonio Francesco (Cicciu) Masala si era salvato dalla carneficina insieme ad altri quattro avieri suoi commilitoni (Baingio Pirastru, Francesco Pulina e Baingio Masia di Ploaghe nonché Filippo Ezza di Usini) in quanto ripararono non nella chiesa di Santa Maria di Capranica (in cui furono catturati — a seguito della delazione di un fascista locale — i futuri martiri) ma in una casa diroccata da cui peraltro erano fortunatamente usciti per procurarsi un po’ d’acqua. Difficilmente Masala e gli altri si sarebbero però salvati se non fossero stati aiutati da una famiglia del luogo prima a trovare il rifugio e poi a schivare il rastrellamento delle SS.” (Scuola Elmas) Dei giovani parla anche la tesi della dottoressa Laura Calmanti ( l’Università della Tuscia di Viterbo con una tesi (relatore  il prof. Leonardo Rapone) dal titolo “Due centri del viterbese tra storia e memoria. Le stragi di Bieda e Capranica del 1943 nelle fonti documentarie e nelle testimonianze orali”.)

 

 

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"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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