Veinland: un’esperienza preziosa per i medici, ma anche per i pazienti che la nostra associazione rappresenta
ASSOCIAZIONE CCSVI NELLA SCLEROSI MULTIPLA ONLUS:
Venerdì e sabato scorso siamo andate ad Albarella, isoletta stupenda alla foce del Po, per il Congresso organizzato dal Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara diretto dal prof Paolo Zamboni. ‘Veinland’ il titolo dell’incontro, e mai nome fu più giusto: massimi esperti italiani e internazionali si sono infatti confrontati su infiniti aspetti dell’universo della flebologia. Le vene, insomma, le vene alle quali tutti noi, malati e familiari di malati di sclerosi multipla e CCSVI, pensiamo ormai continuamente. Le vene, sulle quali la scoperta di Zamboni ha squarciato i veli, e sulle quali pochissimi e ostacolatissimi medici avevano indagato prima.
In un contesto di altissimo livello scientifico che però non intimoriva noi ‘profani’ ma anzi ci includeva in quanto partecipi di un momento di grande ‘confronto tra saperi giusti’ , abbiamo avuto il privilegio di ascoltare persone speciali che mettevano i loro colleghi e noi tutti a parte del loro pensiero e del loro lavoro. Il tutto, in un’atmosfera piacevolissima sostenuta da un’organizzazione impeccabile.
La sessione che ci ha riguardato da vicino, “Il ritorno venoso cerebrale e la neurodegenerazione” ha aperto scenari ancora più vasti di quelli a noi ormai noti: l’Insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) e, più in generale, il ritorno venoso cerebrale, identificato inizialmente sulla sola Sclerosi Multipla (SM), è stato infatti successivamente studiato in altre malattie neurologiche, confermandosi un fattore chiave per capire meglio il fenomeno neurodegenerativo.
Questo significa, secondo i relatori intervenuti al Congresso, i quali nei rispettivi campi di ricerca sono ai vertici nelle università internazionali, che il ‘fattore vene’ è protagonista non solo nella Sclerosi Multipla – come hanno oramai dimostrato decine di studi indipendenti in tutto il mondo – ma anche nel morbo di Alzheimer e nel Parkinson. Chi di noi non conosce qualcuno colpito da una di queste malattie, e lo sgomento che le accompagna, nelle persone aggredite dalla sorte e nelle loro disorientate famiglie? Sembra, quindi, che anche per loro si dischiuda una nuova speranza…
In particolare, il prof Marc Haacke, (Detroit, Usa), uno dei più autorevoli scienziati che sviluppano i sistemi più moderni di risonanza magnetica, ha presentato uno studio che sta per essere pubblicato, compiuto in Cina con supervisione statunitense, in cui si dimostra il legame tra ostacolato scarico nelle vene cerebrali (anche in vene diverse rispetto a quelle coinvolte nella SM) e morbo di Parkinson.
Un altro legame molto interessante emerso negli studi presentati a Veinland dal prof Robert Zivadinov (Buffalo, Usa) è quello che lega al flusso invertito nelle vene giugulari il Morbo di Alzheimer e alcune forme di demenza vascolare. Questa correlazione, appena pubblicata nel Journal of Alzheimer, il più qualificato giornale sulla materia, mostra che nel corso di questa malattia neurodegenerativa del sistema cognitivo il numero di lesioni visibili in risonanza magnetica aumenta in presenza di un flusso anomalo nella vena giugulare interna, divenendo di fatto un fattore prognostico negativo per questa grave patologia.
Per ciò che riguarda più specificamente CCSVI e sclerosi multipla, altri tre relatori, con sistemi oggettivi e innovativi – rispettivamente di flebologia con catetere (Pierfrancesco Veroux, Catania), ecografia con mezzo di contrasto (Marcello Mancini, Napoli), e risonanza magnetica avanzata (Stefano Bastianello, Pavia) – hanno ribadito che nei pazienti con SM si assiste a un prolungato tempo di scarico del sangue nell’attraversamento della vena giugulare interna.
Inoltre, il prof Angelo Taibi (Università di Ferrara) ha presentato il progetto Drain Brain, su ‘Ritorno venoso cerebrale e ricerca spaziale’, un progetto condiviso dall’Agenzia spaziale italiana e dalla Nasa. Il nome originario, ha ricordato Taibi , era Space Dreams, Sogni Spaziali, che a tutti noi ha ricordato un altro ‘titolo’ amato, Brave Dreams…
Drain Brain servirà a studiare il ritorno venoso in assenza di gravità. Protagonista dell’esperimento sarà Samantha Cristofaretti, la prima astronauta italiana nello spazio, che dal prossimo novembre, per sei mesi, sarà a bordo della Stazione spaziale internazionale (Iss). L’astronauta indosserà uno strumento diagnostico creato da Zamboni, e adattato a questa missione, che si chiama pletismografo. Questo strumento misurerà la circolazione cervicale in assenza di gravità, ma servirà anche a sperimentare il monitoraggio a distanza, in telemedicina, della circolazione cerebrale. Questo vorrà dire, in pratica, che in un futuro molto vicino il pletismografo – strumento neanche lontanamente invasivo, oggettivo e poco costoso – potrà essere utilizzato su pazienti con malattie neurovascolari, che potranno quindi essere diagnosticate e monitorate a distanza: semplicemente da una città a un’altra, da un ospedale a un altro, dove lavora il medico che li ha in carico o che è ‘lo’ specialista di quella specifica patologia o particolare diagnosi.
Speriamo di essere riuscite a comunicarvi il senso da noi percepito di queste due giornate ad Albarella: un senso di sicurezza (la strada è difficile ma è quella giusta), di tranquillità (i medici studiano e studiano, non si fermano mai), di fiducia (stanno capendo sempre di più, tanti dubbi stanno dipanandosi).
Certo, ancora tanto c’è da comprendere. Loro vanno avanti, con determinazione e pazienza. E noi con loro.
Gisella Pandolfo e Silvia Chinellato
19 maggio 2014