Sclerosi Multipla, CCSVI e numeri del… lotto!
Purtroppo per molti neurologi italiani il “caso Zamboni” è chiuso dopo la pubblicazione dello studio Cosmo, promosso e finanziato dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism-Aism): http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24014572
Secondo gli autori di questo studio la CCSVI di Zamboni non è associata con la sclerosi multipla. Ma quello che più importa è che per loro la prevalenza della CCSVI nella SM sarebbe solo del 3,26%! (e nel 2,13% dei controlli sani).
Annotiamoci questi numeri: 3 e 26.
Il prof. Zamboni in un’intervista al quotidiano Avvenire (http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/replicazamboni.aspx ) dichiarò “Da questo studio io uscii in fase di progettazione, perché sapevo che la metodologia proposta avrebbe portato a questo risultato negativo. Il problema è che il sistema più semplice per fare diagnosi è l’ecodoppler, ma è un metodo in cui c’è una grande variabilità di risultati dipendenti dall’operatore, in cui il giudizio deriva da una sua interpretazione sui dati. Avevamo proposto di far effettuare l’esame da un angiologo o un radiologo vascolare, più esperto nella materia; viceversa i neurologi hanno voluto avocare a sé la gestione e hanno fatto fare un programma di formazione per personale neurologico, ma l’esame ecodoppler è molto complesso. La presenza della Ccsvi in pazienti con sclerosi multipla è confermata dagli scienziati dell’area cardiovascolare in una quota variabile tra il 60 e il 100 per cento dei casi. Viceversa gli studiosi con formazione neurologica, nella maggior parte dei casi, non la trovano associata ai pazienti e la ritengono presente in una quantità pari nella popolazione generale. Questa spaccatura nel mondo scientifico lascia la controversia completamente aperta.”
Tutto chiaro? Non proprio.
Prendendo come riferimento un importante studio “anti-CCSVI“, pubblicato addirittura su The Lancet (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24119384 ) da un team di neurologi canadesi di Vancouver, alla venografia con catetere erano presenti restringimenti superiori al 50% di qualsiasi grande vena esaminata nel 74%! delle persone con sclerosi multipla (e nel 70% dei controlli).
Altro numero da annotare dunque il 74.
Zamboni ha dovuto replicare (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24119384#cm24119384_8458) anche a questo studio spiegando ai colleghi canadesi che il tasso di stenosi nell’angiografia è calcolato confrontando il diametro della stenosi con quello del segmento immediatamente precedente. In questo articolo è stato proposto un nuovo metodo che confronta, lungo l’intera lunghezza anatomica della vena giugulare interna, il punto più ampio con quello più stretto. Tuttavia, la giugulare nei casi normali è caratterizzata da una grande variabilità nelle dimensioni, con variazioni > 50% del diametro confrontando il bulbo con qualsiasi altro punto della vena. Questa è la ragione per cui la metodologia proposta non era in grado di separare i controlli sani dai casi di SM.
SIGNORI NEUROLOGI, MA STIAMO SCHERZANDO???
Visto che non trovo altre utilità da questi due studi, sapete cosa vi dico: i numeri 3, 26 e 74 me li giocherò al lotto sulla ruota di Genova (città dell’Aism…).