Esteri

Kurdistan: viaggio della delegazione Sarda

kurdiProsegue il viaggio della delegazione sarda in terra curda iniziato sette giorni fa.

Kurdistan, la solidarietà dei sardi.

L’ASCE (Associazione Sarda Contro l’Emarginazione), in collaborazione con UIKI (Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia) e la Rete Italiana di Solidarietà con il Popolo Curdo, ha rinnovato anche quest’anno l’appuntamento con il Newroz.

Risalente al persiano pre-islamico, e inizialmente festa sacra zoroastriana, il Newroz viene celebrato da molti sufi e dai Baha’i principalmente in Iran, Azerbaigian, Afghanistan, Albania, Georgia, in vari paesi dell’Asia centrale come il Turkmenistan, il Tagikistan, l’Uzbekistan, il Kirghizistan e il Kazakistan; presso le comunità iraniane in Iraq, Pakistan, Turchia, ed in molti altri paesi. Oltre al suo significato “religioso” l’avvenimento del Newroz rappresenta un’importante appuntamento per la popolazione del Kurdistan, territorio distribuito tra quattro stati (Turchia, Iran, Iraq e Siria) che da oltre un secolo subisce oppressioni dai rispettivi paesi a causa della volontà di autodeterminazione degli abitanti della regione. I curdi ancora adesso non possono usare le proprie bandiere o la lingua madre senza avere problemi con l’esercito o essere accusati di propaganda al terrorismo. Il Newroz rappresenta la più alta espressione di volontà all’esistenza e al riconoscimento di questo popolo.


Il calendario ufficiale, iniziato il 17 marzo e che prevede sul palco musiche e balli tradizionali, si concluderà il 22 e comprende festeggiamenti non solo nelle principali città curde –circa 50 tra cui Suruc; Karliova; Bingol; Van; Elazig; Sirnac; Lice; Urfa; Mersin- ma in ogni luogo con presenza di comunità curde. La capitale del Kurdistan turco, Diyarbakir ospiterà Sabato 21 marzo la manifestazione più importante con circa due milioni di persone previste per quest’edizione del 2015; l’anno scorso a festeggiare nella vallata appena fuori la città erano circa in un milone. Da qualche anno durante questa festa i casi di violenza della polizia turca si sono ridemensionati e la popolazione locale può festeggiare in situazioni di maggiore tranquillità. Almeno 35 persone sono però morte e 70 sono rimaste ferite nei multipli attacchi causati da un IED (ordigno esplosivo improvvisato)… e da un sospetto membro di una banda ISIS che si è fatto esplodere nel quartiere di Al-Mufti nella città di Hasake, nel Rojava siriano dove le celebrazioni del Newroz si svolgevano [ndr]. L’attentato è stato rivendicato dai miliziani dell’IS che stanno minacciando di trasformare i Newroz in un bagno di sangue. Il fatto, accaduto questo pomeriggio, ha generato un po’ di preoccupazione su ciò che potrebbe accadere domani durante i festeggiamenti di Diyarbakir. Anche al di là dei confini geografici curdi saranno presenti le musiche tradizionali nelle piazze di Istanbul, Ankara in Turchia o ancora in Europa a Roma, Londra, Madrid e Parigi, fino alle piccole realtà locali come Cagliari.

Sarà celebrato sabato 28 marzo dai curdo-sardi presso il Teatro La Vetreria di Pirri (CA) –a partire dalle ore 18:00– la festa che ricorderà in modo particolare la liberazione di Kobane e delle municipalità autogestite del Rojava. Per l’occasione il programma sarà molto fitto: oltre a filmati sulla resistenza curda; letture di poesie a cura di Rita Atzeri e concerti di musica popolare sarà proprio la delegazione sarda -che ad oggi si trova ancora nei territori curdi e parteciperà al grande Newroz di Amed (nome in curdo per Diyarbakir)- a raccontare qual è la situazione attuale dopo la disfatta dei miliziani dell’Isis nelle città siriane liberate di Kobane, Cizre e Afrin.

Il gruppo di sette sardi –composto dal capogruppo Antonello Pabis e a seguira da Filippo La Mancusa; Gabriele Dessì; Martino Orrù; Roberto Mulas; Salvatore Lobina e Silvana Cugudda- nel loro programma ha toccato luoghi storici della resistenza tra cui la cittadina di Lice, in cui l’esercito turco non ha più accesso se non con mezzi pesanti e autogestita a livello militare dai combattenti del PKK; oppure Suruc, ad appena un chilometro dal confine siriano, che l’anno scorso ha visto i suoi abitanti nella lotta contro l’Isis da una parte e contemporaneamente contro l’esercito turco dall’altra. Ufficialmente le forze dell’ordine di Erdogan non permettevano l’avvicinamento al confine degli stessi abitanti, privandoli così dell’autodifesa. O ancora il campo dei profughi Yazidi, confinati all’esodo di massa oltre l’Iraq per scampare alle violenze dei combattenti del’Is che ancora adesso «vendono le donne yazide a 200 euro l’una ai mercati di Raqqa e Mosul».


Lo scopo della visita della delegazione era, tra il resto, trasportare degli aiuti umanitari -tra cui una valigia di medicine bloccata ai controlli doganali di Istanbul- da recare ai campi profughi. La motivazione, nonostante la richiesta, non è stata riferita alla delegazione dalle autorità competenti.

Gli incontri sono proseguiti con un importante confronto con le rappresentanze partitiche locali -tra cui esponenti di HDP; DBP; HDK; DTK- che per causa delle repressioni turche modificano di anno in anno le proprie sigle ma non i contenuti. I leit motiv non cambiano: «Biji serok Apo» (viva il Presidente Ocalan), si sente spesso nelle piazze adibite a festa ed è facile leggere durante i Newroz slogan a favore del fondatore del partito dei lavoratori del PKK che -nonostante già da 16 anni sia in stato di carcerazione- prosegue il processo di rivendicazione dei diritti dei curdi a livelli governativi con il Primo Ministro turco, Davotoglu; il Presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan e le voci dei 33 parlamentari curdi che riportano e rappresentano anche il pensiero dei combattenti “resistenti” sulle montagne. Tra gli incontri un appuntamento con la presidente (della sede locale di Bingol) dell’Associazione Umanitaria INSAN HAKLARI DERNEGI, in lotta da anni per la difesa delle cause intentate dal governo a tutti coloro che difendolo la loro identità, con qualsiasi mezzo a disposizione. I reati politici rappresentano ancora oggi la più grande violazione dello stato di diritto che la Turchia dimostra voler avere in altri settori, specialmente sul fronte europeo ma non sulla questione dei diritti umani. I sopprusi verso i detenuti (moltissimi dei quali giornalisti) raccontano ancora oggi di torure, stupri e privazioni di dignità. Essere curdo è ancora un reato.

L’ASCE e la delegazione sarda ha offerto e offre anche quest’anno il totale appoggio e la più grande solidarietà alla comunità curda.

«Non si può estirpare l’identità. L’identità è la vita»

A.P.

Roberto Mulas

Hamlet

"Amo ricercare, leggere, studiare ogni profilo dell'umanità, ogni avvenimento, perciò mi interesso di notizie e soprattutto come renderle ad un pubblico facilmente raggiungibile come quello della net. Mi piace interagire con gli altri e dare la possibilità ad ognuno di esprimere le proprie potenzialità e fare perchè no, nuove esperienze." Eleonora C.

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