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Sclerosi Multipla: per la CCSVI di Zamboni necessario un approccio diagnostico multimodale

978-1-4614-9212-2  E’ stato pubblicato sulla rivista scientifica Neurovascular Imaging un articolo intitolato “The Role of Diagnostic Imaging Techniques for Detection of Extracranial Venous System Abnormalities Associated with Central Nervous System Disorders” (Il ruolo delle tecniche diagnostiche di imaging per l’individuazione di anomalie del sistema venoso extracranico associate con patologie del sistema nervoso centrale).

Secondo alcuni ricercatori dell’Università di Buffalo (New York), il sistema venoso extracranico è complesso e variabile. Negli ultimi dieci anni, è stato ripetutamente dimostrato che la presenza e la gravità del reflusso della vena giugulare è associata con un numero di disturbi del sistema nervoso centrale (CNS) come l’amnesia globale transitoria, la cecità monoculare transitoria, la cefalea da tosse, la cefalea primaria da sforzo, e più recentemente la malattia di Alzheimer e dell’invecchiamento. Una condizione vascolare recentemente proposta, chiamata insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), ha innescato di recente un forte interesse per una migliore comprensione sul ruolo delle anomalie venose extracraniche e delle loro varianti di sviluppo. Il loro rapporto con le patologie intracraniche del sistema nervoso centrale, in particolare nei pazienti con sclerosi multipla (SM), in questo momento è poco conosciuto. Finora non c’è alcuna modalità diagnostica di imaging invasiva e non invasiva stabilita che possa servire come un “gold standard” per l’individuazione di queste anomalie venose/varianti di sviluppo. L’utilizzo di tecniche diagnostiche di imaging non invasive quali l’ecodoppler (DS) rimane controverso; tuttavia, stanno emergendo linee guida di consenso e protocolli standardizzati. L’uso della flebografia a risonanza magnetica (MRV) e l’imaging a contrasto di fase stanno guadagnando un crescente interesse come approccio diagnostico non invasivo alternativo. Inoltre, la flebografia con catetere (CV) e l’ecografia intravascolare (IVUS) stanno diventando importanti strumenti diagnostici per confermare la presenza e la gravità della patologia venosa extracranica. Molto probabilmente, un approccio di imaging multimodale alla fine sarà il mezzo più completo per lo screening, la diagnosi, nonché per fini di monitoraggio. Secondo gli autori, sono necessarie ulteriori ricerche per determinare lo spettro e la prevalenza di queste anomalie venose extracraniche/varianti di sviluppo e per confrontare i risultati di imaging con gli esami patologici.

Fonte: http://link.springer.com/referenceworkentry/10.1007/978-1-4614-9212-2_12-1

COMMENTO:
Qualcuno faccia leggere questo interessante articolo (scritto da neurologi) ai neurologi e ai referenti dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism-Aism), che dopo la pubblicazione del famigerato studio epidemiologico CoSMo (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24014572 ) incredibilmente considerano chiuso questo interessante filone di ricerca.

Errare humanum est, perseverare autem diabolicum!

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Alessandro Rasman

Alessandro Rasman, 49 anni, triestino. Laureato in Scienze Politiche, indirizzo politico-economico presso l'Università di Trieste; è malato di sclerosi multipla, patologia gravemente invalidante, dal 2002. Per Mediterranews cura una speciale rubrica sulla sclerosi multipla.

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