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Sclerosi Multipla: rilevante ricerca sull’angioplastica con palloncino

Sclerosi Multipla: rilevante ricerca sull'angioplastica con palloncino
Sclerosi Multipla: rilevante ricerca sull'angioplastica con palloncino

Su segnalazione di un nostro lettore pubblichiamo l’esito di un ulteriore importante passo della Ricerca. Uno studio, seppure di piccole dimensioni condotto su 5 pazienti affetti da sclerosi multipla ha rilevato che coloro i quali si sono  sottoposti a trattamento di angioplastica con palloncino, hanno un minor numero di ricadute della malattia e possono subire una diminuzione del volume del cervello che potrebbe indicare, secondo i ricercatori, una diminuzione di infiammazione nel cervello stesso. Dunque una ulteriore possibilità di miglioramento della patologia, seppure, per ora in esclusiva via sperimentale
Lo studio, condotto dalle  Università di Buffalo e   di Ferrara ed è stato compiuto  su un campione di pazienti affetti da SM da Italia e Stati Uniti. I risultati, apprendiamo,  sono stati pubblicati venerdì scorso sul Giornale europeo di chirurgia endovascolare.

Tutti i quindici pazienti avevano la forma recidivante-remittente della sclerosi multipla, e tutti sono risultati avere un drenaggio anomalo di sangue dal loro cervello, una condizione nota come insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI).

8 pazienti   hanno ricevuto immediata angioplastica con palloncino per aprire le vene bloccate, a ltri sette hanno ricevuto il trattamento dopo sei mesi. Tutti hanno continuato a usare i loro farmaci, ma dopo un anno,si è rilevato che  i pazienti che sono stati trattati prima avevano meno ricadute. Solo due degli otto pazienti nel gruppo di trattamento immediato hanno avuto ricadute su un anno di studio. Nel gruppo di trattamento ritardato, invece, cinque dei sette pazienti hanno avuto recidive.

La televisione canadese, CTV News ha intervistato uno dei ricercatori, il Dr. Robert Zivadinov, neurologo dell’Università di Buffalo, che ha dichiaro: “i risultati devono essere valutati con cautela”, perché si tratta di un piccolo studio con nessun gruppo placebo. “Anche se non possiamo raccomandare questo tipo di terapia sulla base di questo piccolo studio, sicuramente è incoraggiante per approfondire gli studi con più attenzione, per capire se questo tipo di trattamento può essere utile”. Bisogna sottolineare però che le scansioni MRI hanno anche mostrato che i pazienti avevano meno lesioni cerebrali rispetto ai primi sei mesi, con un calo del 10 percento nel gruppo di trattamento precoce rispetto ad un aumento del 23 percento in quelli trattati in seguito.

Notevole ed importante dato  è una diminuzione del volume cerebrale nel gruppo di trattamento precoce, che può essere dovuto all’infiammazione diminuita o forse ad una normalizzazione del flusso sanguigno nel cervello, come ha spiegato il Dr. Zivadinov. Inoltre, non ci sarebbero state complicazioni nella procedura. Infine, i ricercatori hanno trovato che il 27 percento dei pazienti ha visto le loro vene ristrette durante un anno di studio. Un nuovo successo? Dati rilevanti di una nuova Ricerca.

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