Le Pleiadi fra tradizione e letteratura
Le Pleiadi, sono stelle molto visibili nel cielo notturno nella costellazione del Toro ed erano, e sono, considerate un importante riferimento per molte culture, sia passate sia presenti.
Nella mitologia greca, rappresentavano le sette sorelle, tradizionalmente chiamate Asterope, Merope, Elettra, Maia, Taigete, Celaeno e Alcyone. Questi nomi sono oggi assegnati a singole stelle dell’ammasso. Erano, secondo la mitologia, ninfe delle montagne (Oreadi), le figlie di Atlante e Pleione, anch’essi rappresentati da stelle nell’ammasso; erano anche nipoti di Giapeto e Climene, e sorelle delle Iadi, di Calipso e Dione. Un riferimento alle Pleiadi lo troviamo in un’opera letteraria di Esiodo “ Le opere e i giorni “:
« Quando sorgono le Pleiadi, figlie di Atlante, incomincia la mietitura; l’aratura, invece, al loro tramonto. Queste sono nascoste per quaranta giorni e per altrettante notti; poi, inoltrandosi l’anno, esse appaiono appena che si affili la falce. »
Le Pleiadi, sono stelle molto visibili nel cielo notturno ed erano e sono, considerate un importante riferimento per molte culture, sia passate che presenti. Nella mitologia greca, come detto sopra, esse rappresentavano le sette sorelle, anche se
In molte lingue europee antiche erano chiamate galline o galli; i Vichinghi le chiamavano le galline di Freya. Durante l‘età del bronzo i popoli europei come i Celti (e probabilmente anche popoli precedenti) associavano le Pleiadi al dolore e ai funerali, dato che in quel periodo storico (adesso 1 e 2 novembre), nel passaggio fra l’equinozio d’autunno ed il solstizio d’inverno, le Pleiadi diventavano visibili ad est nel chiarore del crepuscolo. Però, a causa della precessione degli equinozi, quest’evento astronomico non coincide più con i giorni dei defunti, essendo slittato di quasi un mese, ma l’associazione è perdurata.
Le culture di Monte Alto e del Guatemala, come gli Ujuxte e i Takalik Abaj,costruirono i loro primi osservatori utilizzando come riferimento le Pleiadi e la stella η Draconis, credendo che da quella parte di cielo fossero venuti i loro progenitori. Il sorgere eliaco degli oggetti celesti, cioè l’alba, assumeva una grande importanza nella compilazione dei calendari negli antichi popoli. Il sorgere eliaco delle Pleiadi indicava il nuovo anno per i Maori della Nuova Zelanda, che chiamavano l’ammasso stesso Mataariki;
una festa con lo stesso nome aveva luogo nelle Hawaii. In queste isole, attualmente, vi è il Telescopio Subaru (nome con cui vengono identificate le Pleiadi in Giappone), parte integrante dell’osservatorio di Mauna Kea. Pure gli Aztechi, basavano il loro calendario riferendosi alla Pleiadi; il loro anno iniziava , infatti, quando queste stelle spuntavano ad est, subito prima del sorgere del sole, nella chiara luce dell’aurora; il nome che questo popolo dava all’ammasso era Tianquiztli.
Se ampliamo un po’ le nostre conoscenze, scopriremo molti altri riferimenti a questo gruppo di stelle. In alcune tribù degli indiani d’America, vi erano leggende legate a loro; una delle tante è quella degli indiani Kiowa. Secondo le loro credenze ci furono sette giovani nubili che si allontanarono per giocare e furono individuate da alcuni orsi giganti; come le videro iniziarono ad inseguirle. Durante la fuga le giovani si rifugiarono sulla cima di una roccia e pregarono lo spirito che l’abitava di salvarle; sentendo le loro suppliche, la roccia iniziò a crescere in altezza, dal suolo verso il cielo, in modo che gli orsi non potessero raggiungerle. Una volta raggiunto il cielo si trasformarono nelle stelle che compongono le Pleiadi. Gli orsi, nel tentativo di arrampicarsi sulla roccia, lasciarono su di essa dei profondi solchi, oggi osservabili sui fianchi della Torre del Diavolo. Anche in Europa, esattamente a Nebra in Germania, è stato rinvenuto un disco bronzeo risalente al 1600 a.C., dove vi è incisa una delle più antiche rappresentazioni del cosmo. Le Pleiadi sono in alto a destra.
Ricordo, infine, un passo di G. Pascoli tratto dal “Gelsomino notturno”, che descrive, in maniera poetica, le sette sorelle:
“….La Chioccetta per l’aia azzurra, va col suo pigolio di stelle…..”
Ciao Giuseppe, leggo e constato che prediligi questi argomenti,oltre ad altri…Il mondo delle stelle,delle comete..del cielo..l’articolo mi ricorda di una fotografia. perfetto l’accostamento tra scienza e letteratura, tra leggenda e verità.La citazione del Pascoli,poi,è un’ottima conclusione…grazie 🙂
Grazie Aquario .-)
Manca la c in “acquario”. Pardon 🙁
stanco?! certamente, stanco,un lapsus..ma se avessi fatto il turno 5-14..che avresti scritto??? 😉
😀
😉 lapsus..eri sulle stelle…