Da uomo della Rivoluzione a dittatore. Muammar Gheddafi è morto, ma la democrazia in Libia ancora non c’è
Libia, 20 ottobre 2011, finisce un era, ma certo non la guerra che, esperienza e storia recente insegnano, continuerà. Da qualche ora poi è iniziato lo squallido sciacallaggio politico su queste sponde del Mediterraneo, e, si odono dichiarazioni di politici che, vorrebbero rimandare a casa i rifugiati.
Chi era però Gheddafi?
Muʿammar Abū Minyar ʿAbd al-Salām al-Qadhdhāfī noto anche Muammar Gheddafi,nasceva a Sirte il 7 giugno 1942. In quegli anni Sirte è parte della provincia Italiana di Misurata, la sua famiglia è certamente islamica anche se, cosa non difficile da quelle parti c’è chi sta tentato storicamente di dimostrare le sue discendenze ebraiche.Come tanti giovani libici e non solo, frequenta una scuola coranica, e così entra in contatto con il panarabismo di Gamal Abd el-Nasser. La formazione di Gheddafi è tutta militare e, in giovane età diventa colonnello, dopo il colpo di stato militare del 1º settembre 1969 e la caduta del re Sayyid Hasan I di Libia, il Rais guida il Paese per ben oltre 40 anni sebbene non avesse nessun titolo se non quello di Guida e Comandante della Rivoluzione della Grande Jamāhīriyya Araba Libica Popolare, infatti è oramai storia che il Colonnello Gheddafi è stato la guida ideologica della rivoluzione libica.
Una volta al potere, Gheddafi fa approvare dal Consiglio una nuova Costituzione e abolisce le elezioni e tutti i partiti politici. La Libia o meglio Jamāhīriyya, (jamāhīr significa “masse”) non si può infatti considerare una democrazia, non essendovi concesse molte libertà politiche, durante i primi anni di ascesa il Rais cerca una terza via tra comunismo e capitalismo, mixandoci anche qualcosa del panarabismo e della socialdemocrazia, dalla sua particolare idea politica nascerà il libretto verde. Gheddafi poi diventa grande teorico del nazionalismo arabo, atto comunque a liberare un territorio dalla colonizzazione straniera ed americana. Nel 1970 persino gli italiani in terra di Libia devono “restituire al popolo libico le ricchezze dei suoi figli e dei suoi avi usurpate dagli oppressori”. Gli italiani vengono pertanto privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all’INPS e da questo trasferiti, in base ad un accordo, all’istituto libico corrispondente, e sono sottoposti a progressive restrizioni che culminano con la costrizione a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970[3]. Dal 1970, ogni 7 ottobre in Libia si celebra il “Giorno della vendetta”, in ricordo del sequestro di tutti i beni e dell’espulsione di 20.000 italiani.
Grande amico di Yasser Arafat, finanziatore dell’Olp, in breve diventerà il nemico numero uno dell’America tanto è che diversi sono i movimenti e i momenti di tensione a cavallo tra gli anni 70 e gli anni 90. E’ intorno agli anni 90, dopo la guerra la prima del Kuwait, le sue politiche cambieranno rapidamente sino a diventare quasi filoamericano allontanandosi del tutto dall’integralismo islamico e dal panarabismo.
Dopo, una serie di avvenimenti, strategia, crisi politiche, affari economici e quanto altro si susseguiranno sino ad arrivare alla guerra ed ai bombardamenti Nato che da 8 mesi massacrano la Libia. Oggi,dopo settimane di assedio, le truppe del Consiglio nazionale di transizione hanno espugnato Sirte, ultima roccaforte delle forze lealiste. Dopo la caduta della città, hanno iniziato a inseguirsi voci sempre più circostanziate riguardanti prima la cattura del Rais e poi la sua morte, confermata poi da fonti militari dei ribelli, dall’ambasciatore libico a Roma e dai vertici del Consiglio nazionale transitorio. Il Colonnello stava cercando di fuggire all’alba quando il suo convoglio è stato attaccato da aerei Nato. Ferito in uno scontro a fuoco con i miliziani del Cnt, Gheddafi sarebbe poi spirato. Muore fuggendo dalla sua città, dal suo territorio.
Il rais è morto, ma la democrazia in Libia non c’è, non è nata ed è lungi dall’essere praticata.