Milano, 28 nov. – (Adnkronos/Adnkronos Salute) – “No a speculazioni sulla cura dell’insufficienza venosa cerebrospinale cronica”, la Ccsvi, per la quale l’angiologo di Ferrara Paolo Zamboni ha ipotizzato una relazione con la sclerosi multipla. L’appello arriva dalla Società italiana di angiologia e patologia vascolare (Siapav), dal 23 al 26 novembre in Congresso nazionale all’Hotel Melia’ di Roma. In questi giorni “invierò al ministro della Salute Renato Balduzzi e agli assessorati regionali alla Sanità la richiesta di attivazione di codici diagnostici e terapeutici specifici per la Ccsvi”, ha annunciato Giuseppe Maria Andreozzi, presidente della Siapav per il triennio 2009-2011, che in marzo aveva già inviato una lettera aperta sul tema al Consiglio superiore di sanità. “Solleciteremo le Istituzioni a identificare strutture pubbliche idonee per l’accoglienza e il trattamento di questi pazienti – ha aggiunto – e a evitare che l’approccio possa avvenire con richiesta di pagamento a carico diretto del paziente”. La Siapav chiede “procedure chiare anche per la cura di malattie scoperte recentemente come l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale. La sua correlazione con la sclerosi multipla e’ in fase di dimostrazione”, precisa la Societa’ scientifica. Ma anche in attesa di fare chiarezza su questo punto, ha affermato Andreozzi, “la Ccsvi va riconosciuta come importante patologia malformativa del circolo venoso cerebrale. Trattandosi di una patologia emodinamica di recente individuazione, con precisi criteri diagnostici, è necessario che il medico che si avvicina a questa problematica effettui un adeguato periodo di formazione e apprendimento”. “Il metodo di cura elaborato dal professor Paolo Zamboni ha fatto riscontrare a diversi pazienti benefici sensibili – si legge in una nota della Siapav – Tuttavia, l’efficacia della correzione del problema del rallentato deflusso di sangue dal cervello mediante l’utilizzo del catetere a palloncino, la diffusione reale della malattia e la sua reale associazione con la sclerosi multipla sono oggetto di studio’. ’Lo stesso professor Zamboni ha sottolineato la necessità di utilizzare procedure sicure, contro i rischi collaterali della cura. In attesa della completa validazione scientifica della cura, però, le associazioni dei pazienti, presenti numerosi” al meeting nella Capitale, hanno chiesto un intervento della Siapav “affinché le procedure terapeutiche possano essere effettuate in tutta sicurezza e senza speculazioni economiche, anche al di fuori degli studi controllati”. “Della Ccsvi – spiega la Società italiana di angiologia e patologia vascolare – si è discusso venerdì 25 novembre scorso all’interno di un workshop specifico” organizzato nell’ambito del Congresso nazionale Siapav. La sessione è stata introdotta dallo stesso Zamboni, “con un intervento sulla fisiopatologia del ritorno venoso cerebrospinale, alla quale sono seguite le relazioni su evidenze dalla letteratura (Maria Amitrano, Avellino), i tempi di circolo cerebrale nei pazienti con sclerosi multipla (Marcello Mancini, Napoli), il parallelismo diagnostico tra ecografia e flebografia (Giuseppe Cacciaguerra, Catania), e relazioni su esperienze italiane (Pietro Bavera di Milano e Aldo d’Alessandro di San Severo di Foggia)”. “E’ probabile, è stato affermato da più voci nel corso della discussione – conclude la nota – che la discordanza dei pareri espressi da vari studi e ricercatori sia da attribuire a eterogenea formazione di chi fa la diagnosi”.