Reintroduzione e ripopolamento degli ippocampi nelle praterie mediterranee. Previsto l’intervento nell’habitat marino di Gallipoli
Negli ultimi anni la popolazione dei cavallucci di mare ha subito una drastica diminuzione tanto da farli scomparire in molte aree marine. In molti ambienti la causa della scomparsa può essere ricercata nell’inquinamento e nell’eccessivo sfruttamento delle risorse marine e dei fondali che ha causato la rarefazione come anche la pesca accidentale o volontaria destinata a rifornire gli acquari. Allo stato attuale solo poche popolazioni si sono salvate ed è per questo che l’Istituto Oceanografico francese dell’isola des Embiez, sotto Tolone, ha deciso di studiare un progetto per la reintroduzione, dove scomparso, e per il ripopolamento del Mediterraneo di cavallucci marini ormai in estinzione.
L’esperienza promettente è iniziata da poco. I ricercatori per salvaguardare la specie hanno allevato la prole di tre maschi catturati. Nell’arco di tre settimane hanno allevato successivamente trecento cavallucci baby. Una particolarità di questa specie di animali è che l’incubazione delle uova, avviene in una sorta di sacca ventrale presente sono negli esemplari maschi. Due siti sono stati scelti per il ripopolamento della specie.
Il progetto di ripopolamento e reintroduzione dell’ippocampo è previsto anche in Italia per la ricostituzione degli habitat acquatici del mare di Gallipoli. Questa piccola cittadina sul versante ionico salentino, ormai da molti anni è conosciuta soprattutto per la notevole offerta turistica, che l’hanno elevata, insieme ad Otranto ad una delle mete estive più ambite del turismo nostrano. La molteplicità di specie animali, e vegetali, che qui trovano un substrato ideale su cui crescere e proliferare, crea una eccezionale biodiversità che necessita di essere salvaguardata e protetta, per il benessere dell’area e di tutti i fondali limitrofi.
Infatti l’ospite più conosciuto e simpatico della prateria è senza dubbio il piccolo cavalluccio marino (Hippocampus guttulatus) che si ancora alle foglie ed alle alghe con la sua coda prensile.
Il suo successo dipenderà, oltre che dai fattori ambientali, dal rispetto che i fruitori avranno nei confronti di questa specie.
Giovanni D’AGATA