Eccoci nel 2012. Tutti ne hanno parlato e a molti mette inquietudine. Ci sono avvenimenti naturali o sociopolitici che hanno caratterizzato il 2011 e che fanno presagire scenari catastrofici in questo nuovo anno. Tutto permea attorno ad un’antica profezia maya secondo la quale il 21 dicembre 2012, al termine della quinta era cosmica (era dell’oro), la terra subirà sconvolgimenti che porteranno al quasi annientamento di ogni essere vivente.
Queste informazioni sono state ampiamente trattate in molti libri in circolazione negli ultimi anni, per cui non mi soffermerò a spiegare i complessi calcoli che hanno portato i Maya a predire la fine di un ciclo e l’inizio di un altro; mi sembra invece interessante osservare come, partendo da quest’antica profezia, nel corso di questi ultimi anni, la loro previsione si sia arricchita di ulteriori conferme di natura prevalentemente scientifica. Ad avvalorare questa loro conoscenza astrale per determinare avvenimenti ciclici, come ho detto prima, vi è l’eclissi solare dell’11 agosto 1999 che si è verificata con 33 secondi di ritardo rispetto al tempo previsto dai Maya; previsione fatta intorno al 3.000 a.C.! D’altro canto, però, vi è la non perfetta conoscenza della loro scrittura, il che comporterebbe una non corretta interpretazione.
Iniziamo col premettere che i Maya avevano conoscenze scientifiche notevoli; basta vedere le megalitiche costruzioni di Machu Pichu ad oltre 3000 metri di altitudine oppure la perfezione nell’erigere mura, riscontrata anche in altre civiltà della terra (che ci sia una matrice comune in ciò?). Ricordiamo anche la città costruita secondo allineamenti astronomici: Chichen Itza.
In poche parole, qualsiasi indagine scientifica è limitata perché analizza un solo fenomeno e non l’insieme più ampio, che sfugge, così, alla nostra attenzione. Quindi ciò che sembra scientificamente provato in un dato momento, può non esserlo dopo poco tempo.
Non mi dilungo sull’argomento, quindi ognuno potrà dare una propria interpretazione riguardo questa profezia Maya. Ricordando un pensiero orientale: Ciò che vediamo o crediamo di vedere con i nostri occhi, non può essere la stessa cosa che vede un altro individuo.