Società

Su battileddu, un rito arcaico del carnevale di Sardegna

La maschera protagonista del carnevale di Lula è Su Battileddu, la vittima.

Ha il viso sporco di sangue e annerito dalla fuliggine e il corpo ricoperto di pelli di pecora e montone, la testa coperta da un fazzoletto nero femminile, porta un copricapo con corna caprine, bovine o di cervo, fra le quali viene fissato uno stomaco di capra, mentre sulla pancia, sotto i campanacci, uno stomaco di bue riempito di sangue e acqua, che ogni tanto viene bucato per bagnare la terra e fertilizzare i campi.

Riguardo all’origine della maschera molte teorie riportano ai riti dionisiaci, con la rappresentazione della passione e la morte del dio, e più in generale ai riti agrari arcaici di fecondazione della terra con il sangue.

Su Battileddu è la vittima sacrificale del carnevale. Intorno a lui si muovono maschere dal volto nero, altri Battileddos, uomini vestiti da vedove in lutto, che avanzano intonando il lamento funebre e portando con sè bambole di stoffa, che porgono da baciare agli spettatori; insieme aggrediscono su Battiledu più volte fino a ucciderlo.

Su Battileddu viene quindi fatto sfilare su un carro, ma alla fine risorgerà, caratteristica che secondo molti dimostrerebbe come anche la maschera di Lula, come la maggior parte delle maschere sarde, tragga origine dai riti. In questo piccolo centro barbaricino si sono conservati fino agli anni trenta gli aspetti più arcaici e più crudi di quello che doveva essere il supplizio della vittima in tempi lontani.

La processione procede come una danza in unione con tutti i partecipanti: figuranti, spettatori, tutti assistono e partecipano al sacrificio della vittima prescelta. Essa viene trascinata, cade a terra tra i lamenti delle vedove, viene caricata su un carro e trainata intorno ad un falò.
Subito dopo avviene la “rinascita”: su Battileddu risorge mettendo in luce il ciclo della vita e regalando migliore raccolto e prosperità.

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